Prima dei microprocessori (1) - Vintage computer technologies (before micros - 1)
Questa
immagine (scarica la
versione JPEG ad alta risoluzione, circa 650 KB) riproduce un poster del
1988 che raffigura lo sviluppo delle tecnologie di realizzazione dei calcolatori
elettronici nel periodo 1946-1986 circa (vedi).
Il libro
"I cervelli elettronici e le macchine meccanografiche" di C.
Zandrino (Lavagnolo, 1961) è stato uno dei primissimi testi pubblicati in
Italia che abbiano trattato estesamente, dal punto di vista delle applicazioni e
dei possibili utilizzatori e non solamente a livello teorico, l'argomento
"calcolatori elettronici", all'epoca visto ancora con timoroso
rispetto da parte di molti. All'inizio degli anni Sessanta l'informatica nel
nostro Paese muoveva i primi passi: i pochi elaboratori esistenti, in massima
parte IBM, erano di proprietà di banche, compagnie di assicurazione ed Enti
pubblici (ad esempio l'INPS). Non erano invece ancora penetrati nel settore
industriale, con poche eccezioni significative tra cui FIAT, Pirelli e
Montedison. L'autore si rivolge ad un pubblico appunto "aziendale" di
manager ed imprenditori, cercando di mettere in luce pregi e difetti dei
principali calcolatori elettronici disponibili sul mercato e ponendo sempre
l'accento sulle loro applicazioni pratiche. Non manca qualche ingenuità, come
ad esempio quando nella descrizione dell'IBM 7090, un calcolatore a transistor
derivato dal precedente modello 709 ed esplicitamente progettato per eseguire
complesse applicazioni scientifiche, egli scrive che questa macchina "trova
applicazione nei calcoli ingegneristici così come nella contabilità e nelle
paghe". Dubito che mai un 7090 abbia elaborato paghe od inventari! Il libro
era comunque molto aggiornato, dal momento che il 7090 era stato presentato solo
pochi mesi prima (Dicembre 1960). Le "macchine meccanografiche",
termine oggi sconosciuto ai più, anche note come "macchine
elettroncontabili", erano macchine elettromeccaniche scriventi progettate
per compiere in modo semiautomatico alcune tipiche applicazioni d'ufficio, come
ad esempio la tenuta della contabilità in partita doppia e dell'inventario, la
redazione delle fatture di vendita e così via. Sono del tutto scomparse durante
gli anni Settanta con l'avvento dei primi minicomputer per uso commerciale (per
dare un'occhiata a questo variegato mondo ormai dimenticato: http://www.ntasrl.com/upload/documenti/Frammenti%20di%20vita%209.pdf).
Vedi
(interessante): http://www.edixxon.com/computerstory/immagini/pgn_1069_000.html.
Alcune
delle macchine cui appartenevano i componenti mostrati qui di seguito.
Questa
immagine raffigura un modulo plug-in a valvole fabbricato nel 1958 ed
appartenuto, forse, ad un calcolatore UNIVAC - probabilmente un UNIVAC II
oppure un più piccolo UNIVAC-120, considerato l’anno di fabbricazione. Contiene cinque doppi triodi "computer-grade"
National 5963. Benché il produttore non sia identificabile con certezza (chi
l’ha venduta su Ebay afferma che la scheda proviene da un lotto di materiali
UNIVAC) questo modulo raffigura con efficacia la tecnologia impiegata nei
calcolatori elettronici della cosiddetta "prima generazione".
Una
delle schede della CPU di un calcolatore Philco Transac S-2000 (1957).
Questa macchina è stata, assieme all'IBM
608, il primo calcolatore elettronico commerciale
interamente a transistor. Gli ingegneri della Philco inventarono nel 1954 il Surface
Barrier Transistor (SBT),
il primo modello di transistor sufficientemente rapido (in termini di tempo di
commutazione) per essere impiegato in circuiti digitali veloci. L'S-2000 deriva
dal precedente modello S-1000 "SOLO", una rielaborazione a transistor
dell'architettura dell'Univac 1103, prodotto in pochi esemplari per la Marina
degli Stati Uniti. I transistor SBT vennero utilizzati anche in altri
calcolatori elettronici degli anni Cinquanta, come il TX-0
del 1956 (primo calcolatore elettronico a transistor, sviluppato ai Lincoln
Laboratories del MIT) e l'Univac
LARC. L'S-2000 era un calcolatore progettato per usi scientifici, ispirato
alla Macchina IAS, con
architettura a 48 bit e virgola mobile a 36+12 bit; la memoria RAM centrale, a
nuclei magnetici, era ampia 4 KB (espandibili a 64) con un tempo di accesso di
circa 10 microsecondi. Il Transac S-2000 è anche conosciuto come "Philco
210". Philco rimase
attiva nel settore dei calcolatori elettronici fino al 1965.
"In 1954, engineers at Philco Corporation invented the surface barrier transistor, the first transistor suitable for use in high-speed computers. Philco set up a computer activity - eventually a computer division - and in 1957 introduced the
Philco Transac S-2000, the first large-scale, transistorized scientific computer system offered as a product by a computer manufacturer. In the spring of 1958, we were hired by Philco to organize a programming systems department to provide software support for the new computer system. We present part of the history of the Philco computer effort from one participant's point of view. Despite a number of successful installations, the Philco computer division lacked adequate resources to remain competitive in an area dominated by IBM, and Philco withdrew from the general-purpose computer field in 1965"
(IEEE Annals of the History of Computing, vol. 26 issue 2, April-June
2004)
Vista
dall'alto di una scheda di calcolatore Philco Transac S-2000 simile a quella
raffigurata sopra (ma non identica). Si nota la realizzazione modulare, con una
serie (20 o 21) di schedine contenenti due oppure 4 transistor ciascuna saldate
al medesimo circuito stampato (PCB) di base. La CPU dell'S-2000 impiegava un
nuovo tipo di circuito addizionatore (adder) asincrono, concepito per
minimizzare il tempo di propagazione del riporto, sviluppato da tre ingegneri
dell'Institute
for Advanced Study all'inizio degli anni Cinquanta. I vari modelli
dell'S-2000, e precisamente l'iniziale 210 cui seguirono il 211 ed il 212,
vennero commercializzati a partire dal 1957 fino al 1966, anno in cui Philco ne
cessò la produzione, si dimostrarono eccellenti e veloci sia nel calcolo
scientifico che in altre applicazioni. Questi calcolatori erano macchine a 48
bit progettate per eseguire con efficienza operazioni in virgola mobile (floating-point);
la RAM era ampia 64 Kword, con un tempo di accesso di soli 6 microsecondi (due
volte più veloce dell'IBM 7094), poi ulteriormente ridotti a 2 microsecondi nel
1964, valore nettamente migliore di quello del supercalcolatore STRETCH
(E. D. Reilly, Milestones in Computer science and Information technology,
Greenwood Press 2003). Svariati sistemi S-2000 vennero acquistati dal
Dipartimento della Difesa USA ed impiegati ad esempio dall'esercito nei propri
laboratori missilistici (White Sands Missile Range, New Mexico).
I
calcolatori Philco 2000 impiegavano transistor SBT oppure MADT (Micro-Alloy
Diffused base Transistor) a seconda della frequenza operativa. In particolare il
modello 210 usava gli SBT ed il 211 i MADT. Le schede componenti la CPU, del
tipo di quella raffigurata qui sopra, contenevano fino a 18 transistor l'una. La
maggior parte delle funzioni logiche era ottenuta dalla combinazione di due soli
tipi di circuiti di base, un inverter (basato su transistor SB-102 nel modello
210 e 2N501 nel 211) ed un emitter-follower (SB-102 e, rispettivamente, 2N393).
Il 2N393 è un Micro-Alloy Transistor mentre il 2N501 un vero e proprio
MADT. L'SB-102 è un SBT come un altro transistor impiegato nel modello 210, il
2N345.
Vedi:
http://www.computerhistory.org/collections/accession/102646276;
http://foodman123.com/s2000.htm.
Anche:
http://www.computerhistory.org/brochures/companies.php?alpha=m-p&company=com-42bc217e88ad2.
Anche:
http://computer-refuge.org/bitsavers/pdf/onr/Digital_Computer_Newsletter/Digital_Computer_Newsletter_V10N01_Jan58.pdf.
Anche:
http://www.computinghistorymuseum.org/teaching/lectures/htmllectures/industry/industry_files/frame.htm.
Vedi:
http://ftp.cs.purdue.edu/research/technical_reports/1991/TR%2091-051.pdf.
Anche:
http://www.dtic.mil/cgi-bin/GetTRDoc?AD=AD694624&Location=U2&doc=GetTRDoc.pdf.
Anche:
http://arch.eece.maine.edu/ece574/images/a/af/MainframeComputers.pdf.
Esempi
di calcolatori a 24 o 48 bit: http://www.quadibloc.com/comp/cp0303.htm.
Scheda
di un calcolatore elettronico Philco 212, o S-2000 Model 212
(1963, l'esemplare è del 1965). Questa macchina era un'evoluzione del
calcolatore S-2000 costruita impiegando transistor di tipo FET
(Field-Effect Transistor).
Vedi:
http://ed-thelen.org/comp-hist/philco-212.html.
Anche:
http://corphist.computerhistory.org/corphist/documents/doc-472a31a31c5fb.pdf?PHPSESSID=ccd241....
Tre
schede del 1964, o forse 1962, appartenute ad un calcolatore UNIVAC a
transistor. Montano transistor al Germanio fabbricati da RCA e da Western
Electric (v.: http://www.geocities.jp/craft_3/Semiconductor/SONY_Transistor/sony_tr.html). Una
scheda UNIVAC dello stesso formato contenente però valvole anziché transistor
è raffigurata qui.
E' probabile che appartenessero ad un UNIVAC 1105.
Vedi
anche: http://members.fortunecity.com/drg45nzp/boards.html.
Altro
esempio di schede UNIVAC a transistor dei primi anni Sessanta, con transistor
NPN a giunzione al Silicio (vedi dettaglio in basso a destra), equivalenti ai
Texas Instruments 903 (introdotti nel 1954).
Moduli
cordwood della CPU di un calcolatore Burroughs B5000 (1961, questi
esemplari sono del 1964). Il B5000, calcolatore di seconda generazione a
transistor, è stato una macchina rivoluzionaria sotto molti aspetti, il primo
dei quali consiste nell'essere stato progettato tenendo conto delle esigenze e
delle caratteristiche desiderabili del software (sistema operativo e programmi).
L'hardware del B5000, molto avanzato per l'epoca, incorporava molte soluzioni
all'avanguardia (multi-processing, istruzioni per la manipolazione di stringhe,
protezione della memoria, elevata modularità ecc.) ed era pensato per
supportare al meglio i principali linguaggi di alto livello usati all'epoca
(COBOL e ALGOL); questo calcolatore è stato, fra l'altro, il
primo computer commerciale dotato di un meccanismo di memoria virtuale
effettivamente funzionante. L'architettura di sistema del B5000 è stata
replicata ed estesa da Burroughs e poi da Unisys nei successivi 25 anni,
diventando così una fra le architetture più longeve nella storia
dell'informatica.
Multiprocessors
introduced during 1960s incuded the B5000 series (2 processors in 1963), the GE
645 (4 processors in 1965), the UNIVAC 1108 (3 processors in 1965), and the IBM
System/360 model 67 (2 processors in 1967).
Dettaglio
di un modulo del B5000, realizzato con tecnica cordwood di derivazione militare.
Contiene 6 transistor. Lo stesso tipo di moduli è usato anche nei calcolatori
Burroughs della serie B200 (vedi http://www.smecc.org/burroughs_b-200.htm).
Sull'architettura
del B5000 e dei suoi discendenti: http://www.ajwm.net/amayer/papers/B5000.html.
Anche:
http://special.lib.umn.edu/cbi/oh/pdf.phtml?id=21;
http://www.ardenstone.com/projects/cs63/summary.php.
Anche
(conciso e ben fatto): http://www.tomshw.it/cpu.php?guide=20090611.
Sulle
macchine Burroughs: http://www.retrocomputingtasmania.com/home/projects/burroughs-b6700-mainframe.
Annuncio
del B5000 (Febbraio 1961): http://www.computer.org/portal/web/csdl/doi/10.1109/mahc.1987.10007.
Caratteristiche
del B5000 e di altri calcolatori di "seconda generazione": http://ed-thelen.org/comp-hist/BRL64-b.html.
Foto
di un modulo simile a questi: http://www.democraticunderground.com/discuss/duboard.php?az=view_all&address=105x7118906.
Vedi:
W. Lonergan, P. King, Design of the B 5000 system, in Bell, Newell, Computer
structures: readings and examples, McGraw-Hill 1971, pp. 267-273.
Modulo
della CPU di un calcolatore Burroughs B6500 (1966), direttamente derivato
dal B5000.
Vedi:
http://www.cs.ucf.edu/~eurip/papers/BurroughsB6500stack.pdf.
Scheda
di calcolatore IBM 7030 "Stretch" (1961). Il 7030
è stato il primo supercalcolatore IBM e, fino al 1964 (introduzione del CDC
6600) il più veloce calcolatore elettronico esistente. Questa macchina nasce da
una specifica richiesta fatta nel 1954 alla UNIVAC e alla IBM dal Lawrence
Livermore Radiation Laboratory dell'Università della California, ed in
particolare da Edward
Teller, che aveva bisogno di un nuovo e potente computer per l'esecuzione di
complessi calcoli di idrodinamica tridimensionale (calcoli necessari allo
sviluppo di bombe termonucleari). Ci si attendeva una macchina dal costo pari a
circa 2,5 milioni di Dollari con una velocità di calcolo compresa tra 1 e 2
MIPS, valore elevatissimo per l'epoca. Al progetto lavorò, presso gli
stabilimenti IBM di Poughkeepsie, un team di ingegneri del quale faceva parte
anche Gene Amdahl. L'IBM
si discostò notevolmente dalle richieste originarie, sviluppando una macchina
molto più potente (con una velocità stimata di ben 10 MIPS) ma anche più
costosa della previsione iniziale. Ciò spinse l'Università della California a
scegliere il progetto concorrente, cioè quello della UNIVAC, che si
concretizzò nel calcolatore decimale LARC.
Nel 1956 IBM propose quindi il suo nuovo computer ai laboratori di Los Alamos (Los
Alamos Scientific Laboratory, o LASL); lo sviluppo, durante il quale si
decise di impiegare gli allora nuovi e veloci transistor
a diffusione in luogo dei transistor a punte di contatto e degli SBT, durò
fino al 1960, passando attraverso vari ripensamenti e riformulazioni successive,
ad esempio per limitare il numero totale di transistor utilizzati (più di
200.000 nel progetto iniziale). Il contratto con il LASL prevedeva la realizzazione di un
calcolatore con una velocità di circa 4 MIPS, cioè 100 volte più veloce
dell'IBM 704. Il prezzo del 7030 venne fissato a ben 13,5 milioni di Dollari,
un'enormità per quegli anni. Nel 1961, quando il primo esemplare venne
installato presso il LASL, le prestazioni effettive risultarono molto inferiori
alle attese: solamente 1,2 MIPS. A causa di ciò il prezzo venne ridotto a 7,8
milioni di Dollari.
Il
7030 (sopra una sua immagine da questo
link IBM) ebbe uno scarso successo commerciale: ne vennero venduti solo
pochi esemplari (9, per la precisione), la stragrande maggioranza dei quali
negli Stati Uniti. Nonostante ciò questa macchina è storicamente importante
per una serie di ragioni tra cui: 1) è stato il calcolatore nel quale IBM ha
introdotto la tecnologia modulare SMS, ripresa poi in molti altri computer; 2)
è stato il primo grande calcolatore interamente a transistor: ne conteneva
circa 169.000; 3) con esso sono stati introdotti molti concetti ripresi nelle
successive generazioni di calcolatori e tuttora utilizzati: in particolare la
multiprogrammazione, la protezione della memoria, la gestione degli interrupt,
il pipelining
delle istruzioni, la logica
di prefetch ed il memory
interleaving. Il 7030 fa uso della prima generazione di moduli SMS, che
differiscono in svariati aspetti da quelli "classici", più recenti.
Ad esempio, i moduli del 7030 hanno un circuito stampato a due facce e tutti i
transistor che "ospitano" sono disposti su due oppure quattro file.
Una
scheda simile: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:IBM_7030_Stretch_circuit_board.jpg.
Sull'IBM
7030: http://www.cs.clemson.edu/~mark/stretch.html
(include una lista dei vari esemplari venduti). Vedere in particolare la sezione
"The Legacy of Stretch" che riguarda l'influsso di questa macchina
sull'architettura dei successivi mainframe IBM.
Anche:
http://archive.computerhistory.org/resources/text/IBM/Stretch/
(vedi in particolare la directory /pdfs).
A
Description of the Stretch: http://archive.computerhistory.org/resources/text/IBM/Stretch/pdfs/05-10/102634114.pdf.
Un
vecchio articolo
di Datamation (1981) che illustra l'eredità architetturale dello Stretch.
Un
articolo
sullo Stretch del Dr. Dobb's Journal (2000).
Anche:
http://www.textfiles.com/bitsavers/pdf/ibm/7030/Bloch_EngrDesOfStretch_1959.pdf.
Sulla
memoria virtuale nello Stretch: http://www.textfiles.com/bitsavers/pdf/ibm/7030/1959_fallJCC.pdf.
Anche:
http://www.brouhaha.com/~eric/retrocomputing/ibm/stretch/.
Anche:
http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/mainframe/mainframe_PP7030.html.
Una
descrizione completa dello Stretch, comprendente dettagli e foto relativi
all'organizzazione dei circuiti è contenuta nell'articolo The engineering
design of the Stretch computer di E. Bloch, in Bell e Newell, Computer
structures: readings and examples, McGraw-Hill 1971, pp. 421-439.
Scheda
(o modulo) IBM in standard SMS (Standard Modular System). Questo
esemplare è del 1969. Lo standard SMS ha rappresentato uno dei primi tentativi
di standardizzazione dei circuiti impiegati nei calcolatori elettronici.
Introdotto col calcolatore IBM
7030 "Stretch", il primo computer IBM a transistor, è rimasto in
uso fino alla fine degli anni Sessanta ed è stato utilizzato in molte altre
macchine (608, 1400,
1620, 7000).
In tutto furono prodotti più di 2.500 diversi tipi di moduli SMS, sia digitali
(RTL, DTL e TTL) che analogici.
Vista
del retro ("wiring side") del modulo SMS raffigurato sopra. Queste
schede hanno una dimensione standard di 4,5 per 2,5 pollici (moduli singoli)
oppure di 5,375 per 4,5 pollici (moduli doppi), con connettore a 16 contatti. Il
circuito stampato è a singolo strato, progettato per il montaggio automatizzato
dei componenti.
Vedi:
http://members.optushome.com.au/intaretro/SMSCards.htm.
Scheda
IBM SMS (Standard Modular System) ed apposito attrezzo per l'estrazione (SMS
extractor tool) fotografati sullo sfondo di una pubblicazione tecnica IBM del
1962 (SMS Customer Engineering Instruction-Reference). La scheda contiene anche
un modulo SLT (Solid Logic Technology), riprodotto in dettaglio in alto a
destra.
Dettaglio
dell'accoppiamento estrattore/scheda SMS.
Alcune
delle macchine di cui si parla in questa pagina.
Dieci
esempi di schede a transistor la maggior parte delle quali appartiene a macchine
fabbricate negli anni Sessanta. La Telemeter Magnetics, Inc. (TMI) è
stata uno dei primi fabbricanti di memorie a nuclei magnetici; nel 1962 venne
assorbita dalla Ampex (vedi http://ed-thelen.org/comp-hist/vs-magnetic-core.html,
oppure questa
pagina, oppure questo PDF
con la riproduzione del Digital Computer Newsletter, Luglio 1956). La Anelex
è stata per decenni un famoso fabbricante di stampanti ad alta velocità (vedi:
http://www.cartridgesave.co.uk/news/6-massive-old-school-printers-how-they-were-advertised/).
Del Burroughs B5000 si è già detto più sopra. La schedina CDC ospita
un doppio flip-flop ed è stata fabbricata nel 1964 (apparteneva ad un CDC
3300, vedi più sotto). L'UNIVAC III (1960/2) era la versione a
transistor del calcolatore UNIVAC (anche noto come UNIVAC-I). Maggiori
informazioni su questa macchina si trovano qui: http://jwstephens.com/univac3/page_01.htm
oppure anche qui: http://jwstephens.com/univac3/Univac3-uhn.html.
Il sito bitsavers.org contiene alcuni documenti in PDF che la riguardano: http://www.bitsavers.org/pdf/univac/univac3/.
Il General Electric GE-210 (1962) è un membro della famiglia di
mainframe commerciali GE-200. In sintesi questa macchina è una versione ridotta
ed economica del più potente GE-225, rispetto al quale ha meno canali di I/O e
una RAM più piccola. Il GE-210 è descritto in questa pagina: http://archive.computerhistory.org/resources/text/GE/GE.210.1960.102646284.pdf.
Altre
due schede General Electric (GE) del 1966. Dovrebbero appartenere ad un
calcolatore GE-225, introdotto nel 1965 (vedi: http://ed-thelen.org/EarlyGE-Computers.html,
http://ed-thelen.org/comp-hist/GE225.html).
Schede dello stesso tipo sono anche state utilizzate nel GE-235.
Caratteristiche
di molti computer della "prima" e "seconda generazione": http://ed-thelen.org/comp-hist/AdamsReport1967Q1-2.pdf.
Vedi
(GE-210 e scheda Telemeter Magnetics): http://www.smecc.org/g_e__200_series_computers.htm.
Un'interessante
pagina di discussione sulle RAM a nuclei: http://www.radiomuseum.org/forum/ferrite_core_memory_some_history.html.
Anche
(GE-210 e serie GE-200): http://ed-thelen.org/comp-hist/BRL61-g.html;
http://www.feb-patrimoine.com/projet/ge200/ge200.htm.
Anche
(mainframe General Electric degli anni Sessanta): http://www.computerhistory.org/brochures/companies.php?alpha=g-i.
Una
memoria a nuclei dell'UNIVAC III: http://www.computermuseum.li/Testpage/UNIVAC-III-corememory.htm.
Sempre
sull'UNIVAC III e sui sistemi UNIVAC, vedi questa
pagina (Google Books).
Anche:
http://michelsoft.net/ct/itcurriculum/overview/univac.html;
http://vipclubmn.org/Documents/CommlCPUs.pdf.
Anche:
http://vipclubmn.org/Documents/CommlCustomers.pdf.
Interessante
pagina che fa "rivivere" una memoria dell'UNIVAC III: http://www.holmea.demon.co.uk/Core/Flipper.htm.
Modulo
contenente due schede appartenuto ad un Communication Processor di Control Data
Corporation (CDC), 1964, con transistor discreti al Silicio.
Una
delle 32 schede a transistor costituenti l’elettronica di una calcolatrice Wang
Series 300 (1965, vedi).
Vedi:
http://www.oldcalculatormuseum.com/wang360.html;
http://www.science.uva.nl/museum/Wang300.html.
Anche:
http://www.xnumber.com/xnumber/wang.htm.
Scheda
di calcolatore elettronico Packard Bell (1966) con 8 transistor
fabbricati da Sprague (vedi dettagli a destra).
Alla metà degli anni Sessanta
(1967, scheda di un calcolatore militare Bendix): i computer di "seconda
generazione" sono realizzati con componenti discreti a stato solido
(transistor, diodi e componenti passivi). Per fare un calcolatore intero
occorrevano centinaia, se non migliaia, di schede come questa, contenenti
ciascuna una ventina circa di transistor.
Vedi: http://www.columbia.edu/acis/history/;
http://history.sandiego.edu/GEN/recording/computer1.html.
Esempio di scheda di
calcolatore militare (1966) a transistor, realizzata col metodo "wire-wrap".
I transistor, tutti fabbricati da Texas Instruments, sono di tipo 2N404 e 2N599
e portano le diciture "USAF CGO" e "JAN CGO".
Una delle schede a
transistor che componevano la CPU di un calcolatore CDC (Control Data
Corporation) 160, un computer usato spesso come terminale per i sistemi CDC
1604 (prima macchina commerciale ad alte prestazioni realizzata interamente a
transistor). La scheda raffigurata qui è del 1965.
Vedi: http://www.cs.virginia.edu/brochure/museum.html.
Anche: http://www.vintchip.com/MAINFRAME/mainframe.html
(interessante collezione di parti di vecchi mainframe).
Schede di un
calcolatore CDC 6600 (1966). Il 6600,
progettato da Seymour Cray, introdotto nel 1964 e prodotto fino al 1969, era un
calcolatore di seconda generazione (a transistor) membro della famiglia CDC
6000; viene spesso considerato il
primo supercomputer commerciale (l’IBM STRETCH non può essere
considerato una macchina commerciale). Ne sono stati prodotti in tutto circa 120
esemplari (anche se questa
fonte dice solo 50), una buona parte dei quali è stata acquistata da
laboratori impegnati in ricerche in campo nucleare, soprattutto militare.
Contrariamente ai precedenti calcolatori fabbricati da CDC, come ad esempio i
modelli 1604 e 3000, il 6600 usa transistor a giunzione al Silicio (anziché al
Germanio), fabbricati da Fairchild Semiconductors. In alto a destra si vede un
dettaglio di questi transistor, di tipo sub-miniatura. Le schede che formavano
la CPU del 6600 erano riunite a due a due a formare moduli ad alta densità e
facilmente sostituibili; il tutto veniva raffreddato con scambiatori di calore a
freon. La scheda più piccola è invece del tipo di quelle usate nei Peripheral
Processors (PP) del 6600, ovvero dei processori di I/O che affiancavano la CPU
principale del sistema.
Uno dei moduli logici (cord-wood)
che compongono la CPU del CDC 6600. Contiene due schede del tipo di quelle
raffigurate sopra. Vedi anche qui: http://research.microsoft.com/en-us/um/people/gbell/craytalk/sld034.htm.
Vedi: http://www.cs.virginia.edu/brochure/museum.html;
http://ed-thelen.org/comp-hist/vs-cdc-6600.html
Vedi: http://www.bitsavers.org/pdf/cdc/6x00/books/DesignOfAComputer_CDC6600.pdf.
Vedi: http://www.bitsavers.org/pdf/cdc/6x00/60100000D_6600refMan_Feb67.pdf.
Brochure del 1966 usata
per presentare il CDC 6600 ai potenziali acquirenti: http://ed-thelen.org/comp-hist/6600-humberd-presentation.html.
Vedi: J. E. Thornton, Parallel
operation in the Control Data 6600, in Bell, Newell, Computer structures:
readings and examples, McGraw-Hill 1971, pp. 489-503.
Modulo logico completo
proveniente da un calcolatore CDC 6600, simile a quello descritto sopra.
Modulo cordwood
utilizzato nella memoria di un calcolatore CDC 6600 (1966; nel CDC Cyber
73 è impiegata una memoria analoga - vedi http://www.newbegin.com/html/misc__item_detail_51.html).
In basso a sinistra
un'immagine, tratta dal Web, che mostra la memoria completa (a nuclei magnetici). La tecnica "cordwood", in auge negli anni Cinquanta e
Sessanta, consentiva di contenere le dimensioni dei moduli elettronici
disponendo i componenti in modo assiale, tra due schede a circuito stampato.
Questo metodo di fabbricazione dei circuiti elettronici nacque per impieghi
militari e nel settore delle telecomunicazioni; a causa del costo elevato,
solamente pochi produttori di computer (ad es. CDC, Ferranti) lo impiegarono
estensivamente nelle proprie macchine. Cadde definitivamente in disuso con
l'affermarsi delle tecnologie di montaggio superficiale (SMT).
Vedi: http://research.microsoft.com/en-us/um/people/gbell/craytalk/sld034.htm;
http://www.nixiebunny.com/cdc6600/index.html.
Anche: http://infolab.stanford.edu/pub/voy/museum/pictures/display/0-1-logic-timeline.htm.
Anche: http://pages.sbcglobal.net/couperusj/Memory.html;
http://homepages.nildram.co.uk/~wylie/ICs/package.htm.
Anche (sull'evoluzione
delle tecnologie di packaging): http://www.svec.org/files/SVEC%20Journal%20Volume%201.pdf.
Moduli logici della CPU
di un calcolatore Control Data Corporation (CDC) 3300 (1965). La famiglia
3000, prodotta da CDC fino all'inizio degli anni Settanta, derivava dai
precedenti calcolatori della serie 1600 (in particolare dal 1604). Si trattava
di computer con architettura a 48 (fascia alta) oppure 24 bit (fascia bassa),
pensati in origine per applicazioni tecnico/scientifiche e, rispettivamente,
commerciali.
Vedi: http://www.cs.umass.edu/~verts/cmpsci201/spr_2004/Lecture_33_2004-04-30_CDC-3300_and_6000.pdf.
Anche: http://www.bitsavers.org/pdf/cdc/3x00/.
Anche: http://archive.computerhistory.org/resources/text/CDC/CDC.3000.1964.102646247.pdf.
Schede della CPU di un
minicomputer Honeywell della Serie 200 o H-200 (questi
esemplari sono del 1970). Probabilmente appartengono ad un Model 110 del 1968.
La Serie 200, introdotta nel 1963 per contrastare il successo dll'IBM 1401, è
una famiglia di minicomputer per applicazioni commerciali sviluppata e prodotta
da Honeywell ed in seguito da NEC (col nome NEAC-2200) fino al 1974, quando
venne introdotta la più moderna Serie 60 Level 64 che includeva un emulatore
dell'architettura H-200.
Vedi: http://www.feb-patrimoine.com/PROJET/honeywell200/h-200.htm
(in francese).
Sulla concorrenza IBM
1401 contro H-200: http://ed-thelen.org/1401Project/1401-Competition.html.
Scheda Olivetti (1969)
con micromoduli "cordwood" a transistor, simile nell’organizzazione a quelle utilizzate
nella Programma 101 del 1963 (vedi ad es.: http://www.classiccmp.org/dunfield/calc/index.htm).
La logica è di tipo RTL (Resistor-Transistor Logic). Le schede sono costruite
in modo tale da contenere il più possibile le dimensioni dei sistema. Questa
scheda appartiene ad una Olivetti Logos 328 (1968, vedi),
prima calcolatrice elettronica da tavolo
prodotta dalla casa di Ivrea (sostanzialmente una Programma 101... non
programmabile). Vedi: http://www.storiaolivetti.it/slideshow.asp?idPercorso=578.
Vista laterale dei
moduli RTL.
Vedi: http://www.oldcalculatormuseum.com/c-programma101.html;
http://cicloinf.dimi.uniud.it/mostra/Pagina13.html;
http://www.silab.it/frox/p101/.
Anche: http://www.costanzoscuole.it/studenti/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=30
(notevole!)
Scheda Beckman del 1968
contenente logica RTL discreta.
Scheda di calcolatore UNIVAC (modello
1107...?) del 1967 contenente 7 transistor e vari componenti passivi
(resistori e condensatori).
Altro esempio di scheda di calcolatore
a transistor. Anche questa è una scheda UNIVAC ed è stata fabbricata nel 1968.
Probabilmente apparteneva ad una macchina modello 9200.
Vedi: http://www.computermuseum.li/Testpage/UNIVAC9200.htm;
http://www.cs.unc.edu/~yakowenk/classiccmp/univac/.
Vedi anche: http://www.technikum29.de/en/computer/univac9400.shtm;
http://www.tecnoteca.it/museo/13.
Vedi anche: http://archive.computerhistory.org/resources/text/Remington_Rand/SperryRand.UNIVAC9000.1967.102646204.pdf.
Scheda UNIVAC, appartenente ad un
sistema non identificato (9200?), contenente 12 amplificatori differenziali Corning
(circa 1967) realizzati come circuiti ibridi thick-film.
Vedi: http://people.cs.und.edu/~rmarsh/CLASS/CS451/HANDOUTS/os-unisys.pdf.
La tecnologia SLT (Solid Logic
Technology) di IBM, introdotta nel 1964 col calcolatore System/360 (vedi), è basata
sull’impiego di circuiti ibridi a film spesso (thick film) contenuti in
caratteristici contenitori di alluminio (metal can) delle dimensioni di circa 1
x 1 cm, rimasti poi in uso per decenni ed adattati a contenere anche veri e
propri circuiti integrati. SLT, una tecnologia rivoluzionaria al momento della
sua introduzione, è stata il primo e più diffuso processo industriale
automatizzato di fabbricazione di circuiti elettronici "microminiaturizzati",
il passo precedente ai circuiti integrati monolitici. I moduli SLT sono formati
da una base (substrato) di ceramica sul quale venivano realizzate le connessioni
circuitali e fissati i componenti (diodi e transistor). I resistori erano
realizzati invece con procedimento serigrafico (silkscreen, vedi).
Più moduli erano infine saldati su piccole schede multistrato (vedi sotto).
L’utilizzo della tecnologia SLT, che offriva notevoli vantaggi in termini di
affidabilità, dimensioni e velocità operativa, è stato una delle ragioni del
successo del System/360 e di altri calcolatori che l’hanno impiegata (come
l’IBM 1130). L’SLT si è evoluta alla fine degli anni Sessanta nella
tecnologia Solid Logic Dense che permetteva un più elevato livello di
integrazione e successivamente nella MST (Monolithic System Technology),
introdotta nel 1969 ed utilizzata a partire dal 1970 con l’IBM System/370, basata su circuiti integrati monolitici. Il
formato delle schede SLT è rimasto in uso per anni, fino alla metà degli anni
Ottanta, ed è stato impiegato in moltissime macchine IBM. Queste schede sono
dotate di caratteristici connettori "femmina" che le collegano al
backplane il quale è specularmente caratterizzati dalla presenza di più file
di connettori "maschio" (il contrario di quanto accade normalmente:
IBM scelse questa soluzione perché garantiva maggiore affidabilità nelle
connessioni tra schede e backplane).
Foto d'epoca per alcuni modelli di
calcolatori IBM System/360, System 3 e System/370.
Un modulo SLT in un'immagine tratta da
una brochure commerciale IBM dedicata all'introduzione del System/360 nel
1964. IBM puntò molto, a livello di marketing, sull'importanza dell'innovazione
tecnologica determinata dall'introduzione dei circuiti integrati (ibridi, in
questo caso) in un computer a larga diffusione come l'S/360.
Vedi: http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/vintage/vintage_4506VV3081.html;
http://www.flipchips.com/tutorial06.html.
Vedi (IBM System/360): http://infolab.stanford.edu/pub/voy/museum/pictures/display/3-1.htm;
http://homepages.kcbbs.gen.nz/nbree/saga.html.
Anche: http://archive.computerhistory.org/resources/text/IBM/ibm_%20360_revolution_story_102634496.pdf.
Sul System/360: http://www.punch-card.co.uk/mainframe.htm;
http://www.columbia.edu/acis/history/generations.html.
Sempre sull'IBM S/360: http://archive.computerhistory.org/resources/text/IBM/IBM.System_360.1964.102646088.pdf.
Sull'evoluzione dei
calcolatori IBM: http://archive.computerhistory.org/resources/text/IBM/IBM.various.1976.102646158.pdf.
Vedi (IBM 1130): http://ibm1130.org/hw/cpu.
Articolo originale IBM:
http://www.research.ibm.com/journal/rd/082/ibmrd0802D.pdf.
Scheda IBM con circuiti SLT, primi
anni Settanta. Le schede
di questo tipo, altamente modulari, sono state fabbricate in più formati
standard (questa è una "double height" o scheda a doppia altezza) ed
a uno o più strati di circuito stampato (fino ad un massimo di due per i
segnali e due per l’alimentazione). Le "piste" (connessioni) di
quest’ultimo passano in mezzo ai punti di saldatura dei piedini dei moduli SLT.
A seconda del formato le schede hanno un numero definito di punti di saldatura
disponibili (546 in questo caso). I moduli SLT possono avere al massimo 16
piedini organizzati in una matrice 4x4 con passo di 125 mil (millesimi di
pollice).
Vedi: http://www.computerhistory.org/semiconductor/timeline/1964-Hybrid.html.
Modulo SLT dall’inusuale formato,
proveniente da un modem IBM.
Questa insolita scheda IBM con moduli
SLT (1967) contiene due integrati Sylvania in flat-package (a destra). A che
macchina apparteneva? Non ne ho idea! Notate la non comune marcatura dei moduli
(IBM-YV).
Dettaglio di uno dei due integrati
Sylvania contenuti nella scheda raffigurata sopra. Sulla base di quanto
riportato in questo
interessantissimo sito dedicato ai primi integrati logici, dovrebbe
trattarsi di un membro della famiglia SUHL (Sylvania Universal High-level
Logic), prima famiglia logica TTL di successo (i primi integrati TTL in assoluto
erano stati fabbricati qualche anno prima, nel 1961, dalla Pacific
Semiconductors - poi TRW).
Flip-flop
TTL Sylvania SF50 appartenente alla famiglia SUHL (vedi sopra).
Integrati Sylvania SUHL (Sylvania
Universal High-level Logic) in package CERDIP gold-plated, 1968/9. Vedi questa
pagina.
Struttura di un tipico package IBM
SLT.
Modulo IBM in standard SLT contenente
esclusivamente transistor.
Vedi:
http://ibmcollectables.com/gallery/view_album.php?set_albumName=album128.
Scheda con moduli MST, da un calcolatore IBM System/3.
La tecnologia MST, introdotta nel 1968 col System/370, impiega package
(contenitori) molto simili a quelli dei moduli SLD, a loro volta evoluzione dei
precedenti SLT: quadrati con lato di 0,5 pollici, 16 pin (distanziati fra loro
di 0,8 pollici - i moduli SLT avevano invece solo 12 pin). I chip sono montati
rovesciati (face-down o flip-chip) su un substrato ceramico sul quale sono
realizzate le connessioni con i piedini. Il tutto è ricoperto da gel protettivo
a base siliconica (vedi: http://ibmcollectables.com/gallery/whittemore-1/logic_chips).
L’unione tra chip e substrato è realizzata col metodo C4 (Controlled-Collapse
Chip Connection). I moduli MST utilizzano un connettore di backplane femmina
anziché maschio, simile a quello delle schede SLT - dettaglio in basso a
sinistra. Le prime schede MST erano a singolo strato (single-layer); quelle
multilayer furono introdotte successivamente negli anni Settanta. In queste
schede tra un punto di saldatura e quello adiacente possono transitare fino a 3
piste di circuito stampato per ciascuno strato (vedi sotto).
Scheda con moduli MST facente parte della CPU di un calcolatore IBM System/370
Model 125 (1972, la scheda è dei primi anni Settanta). In basso a sinistra
un dettaglio dei moduli, immediatamente a destra un dettaglio delle piste del
circuito stampato che passano tra i punti di saldatura dei piedini.
La prima generazione di moduli MST (MST-1), che contengono integrati logici
CSEF (una forma di ECL, la sigla sta per "Current Switch Emitter Follower"),
è stata anche utilizzata nel System/3 (1969, vedi: http://www.corestore.org/3.htm)
ed in parecchie periferiche IBM degli anni Settanta, nonché nei mainframe IBM
3033. Si tenga presente che prima dell'affermarsi degli integrati CMOS furono
sviluppate parecchie famiglie logiche bipolari basate su altrettante varianti
dell'ECL e della logica TTL. La famiglia System/3 è in effetti fabbricata
impiegando un mix di tecnologie, in parte SLD (Solid Logic Dense, soprattutto
nella sezione di I/O) ed in parte MST. Quest'ultima è stata oggetto nel corso
degli anni di una serie di revisioni ed ammodernamenti noti (MST-2, MST-4…)
che hanno riguardato tanto il packaging, ad esempio con l'introduzione di moduli
più grandi, quanto i circuiti integrati veri e propri, passati alla logica TTL.
Il formato originario dei moduli MST è tuttavia rimasto in uso per più di
vent'anni, fino alla metà degli anni Novanta.
Vedi: http://www.bitsavers.org/pdf/ibm/logic/MST-2_Module_Data_Apr74.pdf.
Anche: http://www.bitsavers.org/pdf/ibm/logic/SY22-2798-2_LogicBlocks_AutomatedLogicDiagrams_SLT,SLD,ASLT,MST_TO_Oct71.pdf.
Anche: http://www.cbi.umn.edu/hostedpublications/pdf/IBMRochesterHistory.pdf.
Anche: http://www.ibmsystem3.nl/hist.html.
Logica IBM CSEF: http://portal.acm.org/citation.cfm?id=1663057&dl=GUIDE&coll=GUIDE&CFID=73308600&CFTOKEN=46699233.
Anche: http://www.cs.clemson.edu/~mark/acs_technical.html
(interessante).
Durante gli anni Sessanta si sviluppa
e si afferma la tecnologia dei circuiti integrati monolitici (il circuito integrato era
stato inventato nel 1958). Dopo un periodo di incertezza circa la sua reale
affidabilità, alla fine del decennio tutti i principali produttori
di calcolatori utilizzano questa nuova tecnologia, che consente un notevolissimo
risparmio di dimensioni e maggiore velocità di
elaborazione. I calcolatori a circuiti integrati sono detti
comunemente computer "di terza
generazione". Qui un modulo DEC FlipChip (del 1973), del tipo di quelli
usati nei minicalcolatori PDP. La tecnologia FlipChip (da non confondersi con
l’omonima tecnica di montaggio dei componenti a semiconduttore) venne
introdotta nel 1964, esattamente come l’SLT di IBM. Essa deve il nome al fatto
che nelle prime schede di questo tipo erano effettivamente montati diodi e
transistor realizzati con la tecnica di packaging "flip chip" (vedi).
Il termine divenne quindi un marchio registrato di DEC e rimase in uso per anni.
Scheda Burroughs del 1969 con
transistor ed integrati Philco (vedi dettaglio). Apparteneva ad un calcolatore L5000.
Scheda di calcolatore elettronico del
1970 (vedi dettaglio) con integrati SSI di Texas Instruments, Fairchild e Sylvania
e componenti passivi. Faceva
probabilmente parte di un calcolatore UNIVAC. Sylvania introdusse nel 1963 la
prima famiglia logica TTL commerciale di successo, la SUHL (Sylvania Universal
High-level Logic), fabbricata anche come second-source da Raytheon. Storicamente
i primi integrati logici TTL furono prodotti nel 1961 da Pacific Semiconductors,
diventata in seguito TRW.
Scheda di calcolatore Honeywell
(probabilmente un minicomputer 316, vedi)
del 1972 con
circuiti integrati logici di tipo DTL (Diode-Transistor Logic) a bassa scala di integrazione (SSI)
fabbricati da ITT, equivalenti alla serie 930 di Fairchild. Gli anni Sessanta vedono la nascita delle prime
famiglie di circuiti integrati logici standardizzate, tra le quali si afferma in
modo particolare la "Serie 74" di Texas Instruments, una vastissima famiglia di circuiti
TTL realizzati con tecnologia bipolare.
Scheda logica di una calcolatrice
elettronica Olivetti Logos 270. Questa macchina, presentata nel 1970, fu
la prima "vera" calcolatrice elettronica Olivetti: il modello
precedente, cioè la Logos 328 (1968), era in realtà una versione non
programmabile del calcolatore da tavolo Programma 101 introdotto nel 1965. Della
Logos 328 il modello 270 mantiene la memoria a linea di ritardo magnetostrittiva
(delay-line), qui alloggiata nel contenitore rettangolare di alluminio.
L'elettronica è formata da circa 150 integrati SSI DTL, fabbricati da ITT
(vedi dettaglio), Signetics, Philco e Fairchild - il datecode è del 1969, la
scheda è stata prodotta nel Marzo 1970. L'interno del modello 240, simile ma
meno potente della Logos 270, è descritto dettagliatamente (compreso il
funzionamento della linea di ritardo) qui: http://home.vicnet.net.au/~wolff/calculators/Tech/Logos240/Logos240.htm.
Contrariamente all'antenata Logos 328, la 270 è interamente realizzata con
circuiti integrati. L'integrato ITT nel dettaglio (MIC930) è una doppia porta
NAND a quattro ingressi, elemento di base della famiglia DTL introdotta nel
1968.
Vedi (serie ITT
MIC930): http://www.datasheetarchive.com/pdf-datasheets/Databooks-4/Book-33355.html.
Le prime
famiglie logiche
La prima famiglia logica introdotta
sul mercato è stata, nel 1962, la serie SE100 di Signetics (DTL). A questa ha
fatto seguito l’anno successivo la "Series 930" di Fairchild. Sempre
nel ’63 è quindi arrivata la prima famiglia TTL, la SUHL (Sylvania’s
Universal High Logic) di Sylvania, seguita nel 1964 dalla SN5400 di Texas
Instruments (anch’essa TTL) e quindi dalla famosa SN74xx, sempre di TI, nel
1966 (prima famiglia logica TTL contenuta in package plastici a basso costo).
Nel 1968, con il progredire delle tecniche litografiche impiegate nella
realizzazione degli integrati logici, comparvero i primi circuiti TTL MSI (con
più di 100 gate logici per chip), in particolare le serie 9300 di Fairchild ed
8200 di Signetics. Ricordiamo che la logica TTL era stata brevettata ancora nel
1961 da James Buie della Pacific Semiconductor Co.
Integrato Texas Instruments SN514A
in package flat-pack ceramico saldato su scheda per test (1961). La
serie SN51x di Texas Instruments, introdotta nel 1960, è spesso riconosciuta
come la prima famiglia di integrati logici commercialmente disponibile.
La stessa TI aveva presentato qualche mese prima, nel Marzo 1960, il primo
circuito integrato logico commerciale, l'SN502 (prodotto solamente per un breve
periodo di tempo, e con tecnologia mesa anziché planare -sviluppata dalla
Fairchild- come i successivi); tale circostanza è citata nel libro Introduction
to Integrated Semicondutor Circuits di Khambata (McGraw-Hill, 1963): "[...]
in 1960, Texas Instruments announced the introduction of the earliest product
line of integrated logic circuits. TI's trade name is 'Solid Circuits' for this
line. This family, called the series 51, utilized the modified DCTL circuit [...]".
La maggior parte degli integrati SN51x sono stati destinati ad applicazioni
militari ed aerospaziali; in particolare la NASA è stata in pratica l’unico
utilizzatore su larga scala delle prime serie, quelle cioè in package ceramico.
Due membri di questa famiglia, l’SN510 e l’SN514, sono stati i primi
circuiti integrati impiegati in un veicolo spaziale, la sonda Interplanetary Monitoring
Probe (IMP) lanciata nel Novembre del 1963. Gli SN51x sono circuiti DCTL (Direct-Coupled
Transistor Logic, vedi),
un tipo di logica inizialmente designata con la sigla RCTL (Resistor-Capacitor
Transistor Logic), a motivo del fatto che ai resistori collegati alle basi dei
transistor sono affiancati altrettanti condensatori, per aumentare la velocità
di commutazione del circuito. La sigla "SN" sta per "Semiconductor
Network" (letteralmente, rete di semiconduttori), termine utilizzato all’epoca
da Texas Instruments per designare i propri circuiti integrati. L'SN514 è una
doppia porta NAND/NOR a 3 ingressi (vedi).
"Engineer
Bob Cook designed Series 51 DCTL, Texas Instruments' first planar IC family, to
meet a low-power specification for the Optical Aspect Computer on NASA’s
Interplanetary Monitoring Probe (IMP). Using the SN510 and SN514 as binary
counters, flip-flops, and inhibiting circuits, the IMP satellite carried the
first ICs into orbit in 1963. In 1962 TI won a contract from the Autonetics
Division of North American Aviation to design 22 custom circuits for the
Minuteman II missile guidance system. Clevite and Westinghouse also developed
circuits for the Minuteman
project, which by 1965 overtook NASA's Apollo procurement as the largest single
consumer of ICs." (vedi questa
pagina).
"Since TI
and Fairchild were the co-inventors of the IC, one might expect that they would
release the first commercial devices, and in fact this was so. In March, 1960,
Texas Instruments announced the introduction of the earliest product line of
integrated logic circuits. TI's trade name is Solid Circuits
for this line. This family, called the series 51, utilized the modified
DCTL circuit and the SN510 and SN514, were the first integrated circuits to
orbit the Earth, aboard the IMP satellite, launched by the US on November 27,
1963 (see the nearby photo). Fairchild's prototype chips were announced in
November 1960, and the company had introduced its first commercial integrated
circuit, the same device as Dummer's a decade ago, a flip-flop (the basic
storage element in computer logic), at an industry convention in New York in
March 1961." (vedi questa
pagina).
Vedi: http://www.decadecounter.com/vta/articleview.php?item=741.
Anche: http://smithsonianchips.si.edu/texas/t_340-1.htm.
Anche: http://history-computer.com/ModernComputer/Basis/IC.html.
Anche: http://www.vintchip.com/flatpack.html
(sito molto interessante).
Anche: http://www.vintchip.com/FLATPACK/DATA/51seriesspace.pdf
(impiego della serie SN51x nelle sonde IMP).
Coppia di moduli (1968) con integrati logici
Texas Instruments della Serie 51 e della serie SN33 "Minuteman
Logic", così chiamata perché impiegata prevalentemente in impieghi
militari come ad esempio l'elettronica di governo dei missili balistici a largo
raggio Minuteman.
Esempio di integrato logico TTL a
bassa integrazione (SSI): un SN7401 fabbricato da Texas Instruments nel
1967, in package small-flat per impieghi militari (qui nel suo contenitore
originale). Il 7401, uno dei più diffusi componenti della Serie 74, contiene
quattro porte logiche NAND a due ingressi, con output open-collector. La sigla
"SN" è l'abbreviazione di "Semiconductor Network" (rete di
semiconduttori), termine impiegato da Texas Instruments nei primi anni Sessanta
per indicare i circuiti integrati.
Questo sito: http://homepages.nildram.co.uk/~wylie/ICs/monolith.htm
illustra, in ordine cronologico, molti esempi di circuiti integrati fabbricati
negli anni Sessanta, tra cui un SN7401 identico a quello raffigurato qui sopra.
Sullo stesso argomento si può anche vedere questo sito: http://www.cs.ubc.ca/~hilpert/eec/.
Circuito integrato TTL
della Serie 74 (questo è una tripla porta NAND a tre ingressi, 7410) in package
small-flat fabbricato nel 1966 da Texas Instruments. Il modulo era probabilmente
utilizzato per la prova delle caratteristiche dell'integrato.
Principali
tappe nello sviluppo della tecnologia dei semiconduttori e dei circuiti
integrati
1940:
scoperta, nel campo dei semiconduttori, della giunzione p-n.
1941:
messa a punto delle tecniche per produrre monocristalli di Silicio di elavata
purezza, indispensabili nella fabbricazione di transistor.
1947:
invenzione del transistor a punte di
contatto (J. Bardeen e W. Brattain).
1948:
sviluppo teorico del transistor a giunzione p-n-p (W. Shockley, Bell Labs).
1951:
fabbricazione del primo transistor a
giunzione al n-p-n (G. Teal e M. Sparks). Il transistor a giunzione
è una forma di transistor molto più affidabile e facile da produrre
dell'originario tipo a punte di contatto.
1951:
sviluppo del processo di raffinazione a zone (zone-refining) per produrre
Silicio ultra-puro (W. Pfann e H. Theurer).
1952:
inizia lo sviluppo dell'industria dei transistor.
1952:
viene pubblicato per la prima volta il concetto di "circuito
integrato" (W.A. Dummer, "Solid block with layers of insulating
materials", 7 Maggio 1952).
1953:
primo prototipo di calcolatore elettronico a transistor.
1954:
primo transistor commerciale al Silicio (Texas Instruments, 10 Maggio 1954).
1955:
sviluppo dei primi processi di diffusione per la fabbricazione di transistor (C.
Lee e M. Tanenbaum, Bell Labs).
1955:
introduzione della mascheratura con film di ossido di Silicio durante il
processo di diffusione (C. Frosch e L. Derick).
1955:
primo transistor FET commerciale (Field-Effect Transistor, Bell Labs).
1956:
applicazione delle tecniche di fotolitografia ai processi di mascheratura e
diffusione (J. Andrus e W. Bond).
1958:
primo prototipo di circuito integrato
monolitico (J. Kilby, Texas Instruments, 12 Settembre 1958). Qualche
tempo prima, il 24 Luglio 1958, Kilby aveva sviluppato il primo progetto teorico
di circuito integrato. Nel 1959 l'idea venne infine brevettata dalla stessa
Texas Instruments (U.S. Patent 3.138.743 "Miniaturized electronic
circuit"). Per questa invenzione Kilby ricevette il Premio Nobel per la
fisica nel 2000.
1959:
introduzione del processo "planare" per la fabbricazione dei
transistor al Silicio (J. Hoerni, Fairchild). Questo processo è stato applicato
per fabbricare circuiti integrati monolitici, nei quali cioè tutti i componenti
e le relative interconnessioni sono ottenuti nel medesimo "blocco" di
Silicio: il dispositivo di Kilby prevedeva invece interconnessioni mediante fili
sottili di oro o argento, delicati e di difficile realizzazione. Il processo
"planare" è stato perfezionato, sempre nel 1959, da K. Lehòvec della
Sprague Electric. L'idea di utilizzare uno strato sottile di metallo deposto
mediante evaporazione (strato di metallizzazione) per realizzare le
interconnessioni è stata infine sviluppata, anch'essa nel 1959, da R. Noyce
alla Fairchild. Sulle tecnologie dei primi transistor vedi: http://sites.google.com/site/transistorhistory/early-transistor-technologies.
1959:
primo brevetto di circuito integrato monolitico, producibile in grandi
quantità, fabbricato col processo "planare" (R. Noyce, J. Last).
1960:
sviluppo del transistor MOS (J.
Atalla, D. Kahng, Bell Labs).
1960:
sviluppo del processo di deposizione epitassiale
(epitaxial deposition) per la fabbricazione dei
transistor e dei circuiti integrati, un elemento chiave della moderna
tecnologia dei semiconduttori.
1961:
definitiva affermazione dei transistor al Silicio nelle applicazioni ad alta
velocità.
1961:
brevetto della logica TTL (J.
Buie, Pacific Semiconductor).
1961:
primi circuiti integrati logici
commerciali (Texas Instruments, Fairchild).
1961:
primo integrato MOS sperimentale (F. Heiman, S. Hofstein).
1962:
prime applicazioni, nel settore aerospaziale, dei circuiti integrati.
1962:
sviluppo dei circuiti integrati logici ECL (J. Narud, Motorola).
1963:
invenzione della logica CMOS (F.
Wanlass, Fairchild), che ha permesso di ridurre fino a 6 ordini di grandezza il
consumo di energia dei circuiti integrati rispetto ai modelli bipolari e PMOS
(la logica CMOS venne brevettata nel 1967, U.S. Patent 3.356.858 "Low
Stand-By Power Complementary Field-Effect Circuitry").
1963:
introduzione delle prime famiglie logiche standardizzate e del primo
circuito integrato PMOS (RCA).
1963:
primo brevetto di memoria RAM statica a circuito integrato (R. Norman, Fairchild) .
1964:
introduzione su scala industriale dei circuiti integrati ibridi (IBM SLT).
1964:
invenzione della stampante a contatto, utilizzata nella fabbricazione dei
circuiti integrati per l'esposizione dello strato di photoresist.
1964:
primo circuito integrato NMOS commerciale
(R. Norman, General Microelectronics).
1964:
primo circuito integrato analogico (D. Talbert e R. Widlar, Fairchild).
1964:
primo progetto di RAM statica MOS a circuito integrato (J. Schmidt, Fairchild).
1965:
introduzione dei circuiti integrati monolitici nei grandi calcolatori
elettronici (Burroughs B2500, RCA Spectra-70, SDS Sigma 7).
1965:
introduzione dei contenitori standardizzati in formato DIP (D. Forbes, R. Rice e
B. Rogers, Fairchild).
1965:
prime memorie ROM a circuito integrato TTL (Sylvania per Honeywell).
1965:
prime RAM statiche sperimentali a circuito integrato (B. Augusta, P. Castrucci).
1965:
primo circuito integrato con più di 500 transistor, uno shift-register da 100
bit di capacità (General Microelectronics).
1966:
prime RAM a circuito integrato
bipolare (T. Longo, Transitron per Honeywell).
1966:
introduzione dei primi programmi CAD per la progettazione dei circuiti integrati.
1966:
introduzione della tecnica "Self-Aligned Gate" per la fabbricazione di
integrati MOSFET (Bower e Dill).
1966:
sviluppo della
tecnologia "silicon gate" per la fabbricazione degli integrati
MOS (R. Kerwin, D. Klein e J. Sarace, Bell Labs).
1966:
prima memoria RAM a circuito integrato bipolare da 16 bit (IBM).
1966:
commercializzazione dei primi integrati logici ECL (Motorola).
1966:
invenzione della DRAM con cella a
singolo transistor (R. Dennard, IBM), il cui funzionamento si basa sulla
carica elettrica immagazzinata in una giunzione, "caricata" e
"scaricata" sotto il controllo di un transistor FET. Tutte le moderne
DRAM derivano da questo prototipo.
1967:
introduzione dei primi circuiti
integrati ASIC.
1967:
introduzione dei transistor NMOS nella realizzazione di memorie a semiconduttore
(Wegener, Lincoln, Pao, O'Connel, Oleksiak).
1968:
primo integrato MOS "silicon gate" commerciale (F. Faggin e D. Klein,
Fairchild - F3708).
1968:
sviluppo di DRAM MOS da 256 bit (L.Boysel, Fairchild).
1968:
introduzione di SRAM bipolari da 64 bit ad alta velocità (IBM).
1969:
invenzione della logica TTL-Schottky, che aumenta la velocità dei circuiti
integrati TTL.
1969:
prime DRAM MOS commerciali a circuito integrato da 1 e 2 Kbit (Four Phase
Systems e Advanced Memory Systems).
1969:
invenzione della tecnologia BiCMOS (Lin, Ho, Iyer e Kwong, "Complementary
MOS-Bipolar Transistor Structure").
1970:
le RAM MOS a circuito integrato superano in prestazioni ed affidabilità le
memorie a nuclei magnetici.
1970:
prima RAM (bipolare) da 256 bit per chip.
1971:
invenzione del microprocessore
(T. Hoff, S. Mazor, M. Shima e F. Faggin, Intel).
1971:
invenzione della EPROM
cancellabile mediante esposizione a radiazione UV (D. Frohman).
I primi
circuiti integrati ASIC
Negli anni Sessanta la richiesta da
parte dei fabbricanti di mainframe (grandi calcolatori) di dispositivi logici
veloci e con funzioni particolari portò alla nascita dei primi integrati ASIC
(specifici per una determinata applicazione), fabbricati su richiesta e secondo
le specifiche del cliente da case quali Fairchild e Signetics. I primi
calcolatori ad impiegare circuiti integrati furono lo Spectra 70 di RCA (1965)
ed i Burroughs 2500/3500 (1966). La macchina RCA utilizzava circuiti integrati
con logica CML (Current-Mode Logic) progettati internamente e realizzati da
Fairchild. Gli ingegneri della Burroughs cooperarono sempre con la Fairchild per
la realizzazione degli integrati CTL (Complementary Transistor Logic) impiegati
appunto nei sistemi 2500/3500 ed in altri calcolatori (ad esempio gli HP 3000).
Nel 1962 infine Motorola sviluppò la prima famiglia logica ECL, la MECL
impiegata in svariati progetti di mainframe e minicomputer durante gli anni
Sessanta e Settanta a motivo della sua velocità.
La maggior parte degli ASIC
appartengono a due categorie: "gate array" e "standard cell".
I gate array sono matrici di porte logiche (in origine di singoli transistor)
che possono essere connesse tra loro per formare un circuito complesso
corrispondente alle specifiche richieste dal cliente in fase di progetto. I
primi gate array commerciali sono stati nel 1967 i DTL/TTL 4500 della serie
MicroMatrix di Fairchild, contenenti 32 porte NAND. Questa famiglia consentiva la realizzazione di
circuiti logici personalizzati utilizzando appositi programmi di CAD.
All’inizio degli anni Settanta si affermò la famiglia ULA (Uncommitted Logic
Array) di Ferranti. Nel 1974 International Microcircuits introdusse invece la
prima famiglia di gate array CMOS. Gli ASIC "standard cell" sono
basati sull’assemblaggio in un unico circuito integrato di più blocchi
predefiniti che compongono una libreria (library) di funzioni logiche, note col
nome di "celle" (cells). I primi ASIC standard cell (MOS) furono
all’inizio degli anni Settanta le famiglie MicroMosaic di Fairchild e Polycell
di Motorola. L’impiego di programmi CAD per lo sviluppo degli ASIC venne reso
popolare da due produttori divenuti in seguito i principali protagonisti di
questo mercato: VLSI Technologies (fondata nel 1979) e LSI Logic (nata nel
1981).
La prima
ROM su circuito integrato
La ROM a circuito integrato (TTL)
venne introdotta nel 1965 da Sylvania con una capacità di 256 bit. Sempre nel
1965 venne introdotta da parte di General Microelectronics la prima ROM MOS,
più lenta ma di maggiore capacità (1.024 bit).
Vedi: http://www.computerhistory.org/semiconductor/timeline/1965-ROM.html.
Le prime
SRAM su circuito integrato
La prima RAM statica (SRAM) realizzata
come circuito integrato (bipolare) venne brevettata nel 1963 da R. Norman della
Fairchild. Nel 1965 dalla collaborazione tra IBM, Signetics e Scientific Data
Systems (SDS) nacque la SRAM TTL SP95, con una capacità di 16 bit, impiegata
nel calcolatore System/360 Model 95, originariamente progettato per la NASA. Nel 1966 venne presentata
la RAM statica da 16
bit, anch'essa TTL, TMC3162 fabbricata da Transitron ed utilizzata da Honeywell
in diversi minicomputer tra i quali il 4200. Altre SRAM di prima generazione da
16 bit sono la Fairchild 9033, la Sylvania SM-80 e la SN7481 di Texas
Instruments. Tra le più vecchie memorie statiche a 64 bit ci sono invece la
Texas Instruments SN7489, l'Intel 3101 (1969) e le Fairchild 9035 e 93403
(1969/70). All'inizio degli anni Settanta vennero fabbricate le prime SRAM da
128 e da 256 bit, usate inizialmente in calcolatori quali l'IBM System/360 Model
145 e l'ILLIAC IV (1970). La prima RAM statica TTL a 256 bit è stata la
Fairchild 93410 (1970). Nel 1976 fecero la loro comparsa le SRAM bipolari da 1
kbit (1.024 bit), TTL ed ECL, tra cui la Fairchild 10415 impiegata nel
supercomputer Cray 1.
Schedina con integrati 3C Micro-PAC
(fine anni Sessanta). "3C" è l'acronimo di Computer Control Company,
società fondata nel 1953 da ex-impiegati della Raytheon (vedi: http://www.series16.adrianwise.co.uk/history/ccc.html).
La 3C produceva principalmente apparecchiature elettroniche per il Ministero
della Difesa USA. Sviluppò a partire dalla fine degli anni Cinquanta una serie
di moduli logici standardizzati da impiegare nella progettazione di calcolatori
elettronici ed altri apparati. La prima serie, basata su valvole, uscì col nome
di "V-PAC"; venne quindi rimpiazzata nel 1959 dall'equivalente a
transistor (T-PAC). Nel 1960 3C introdusse la serie "S-PAC" a basso
consumo. Quest'ultima fu utilizzata nella realizzazione del DDP-116
(1963), un calcolatore noto per essere stato il primo minicomputer commerciale a
16 bit. Nel 1966 venne infine introdotto il suo successore DDP-516
la cui logica si basava sui moduli Micro-PAC o M-PAC del tipo di quello
raffigurato qui sopra. Questi moduli sono stati una delle primissime
applicazioni commerciali dei circuiti integrati logici. I moduli S-PAC e
Micro-PAC vennero impiegati anche come base per le apparecchiature digitali
sviluppate da 3C per il settore aerospaziale, ad esempio per le sonde
Mariner della NASA. Sempre nel 1966 3C venne venduta alla Honeywell di cui
diventò una divisione nota col nome di "Computer Control Division", e
tale rimase fino al 1970. Vedi anche: http://www.series16.adrianwise.co.uk/history/TCMR-V15.html.
Vedi: http://www.vintchip.com/COMPUTER/COMPBOARD.html.
In particolare: http://www.vintchip.com/COMPUTER/3CBOARD-1.JPG
(moduli simili a quello qui raffigurato).
Vedi: http://www.series16.adrianwise.co.uk/collection/restoration.html.
Scheda generatrice di caratteri (character
generator) per terminale video, 1971, con integrati fabbricati da Electronic
Arrays: in basso a sinistra uno shift register EA1201 e a destra una ROM MOS
EA4010.
Vedi: http://www.cpushack.com/2009/02/11/eprom-of-the-week-electronic-arrays-ea2708/,
oppure questa
pagina.
Un'altra scheda con
integrati Electronic
Arrays (memorie masked-ROM bipolari), in questo caso uno dei moduli di un
calcolatore militare del 1976 (non conosco il modello né il fabbricante). Sulla
scheda si trovano integrati di parecchie case diverse, a parte la EA (Electronic
Arrays): RCA, Signetics, Fairchild, Texas Instruments, Solid-State Scientific
(poi Thomson-CSF), National Semiconductor. Vedi: http://www.computerhistory.org/semiconductor/companies.html.
Questa scheda IBM del
1976 (a quale macchina apparteneva? qualche idea in proposito? mi è stato
indicato che potrebbe aver fatto parte di un IBM 3790 Communications System, http://ed-thelen.org/comp-hist/IBM-ProdAnn/3790.pdf) contiene integrati
FET LSI (i componenti ceramici bianchi, in basso un dettaglio dei piedini,
dei quali uno isolato), moduli MST e integrati TTL standard fabbricati da Texas
Instruments, National e Signetics. Questo tipo di integrati (FET LSI) è stato
utilizzato anche nell'IBM 3740 Data Entry System del 1973 (vedi: http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/rochester/rochester_4016.html),
che è stato il primo prodotto commerciale IBM ad utilizzare tale tecnologia.
Detto per inciso l'IBM 3790, annunciato nel 1975, è stato uno dei primissimi
sistemi distribuiti (vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/IBM_3790)
nonché l'antenato diretto del più noto IBM 8100, diffuso anche nel nostro
Paese in molte aziende ed Amministrazioni pubbliche (vedi ad esempio, per quanto
riguarda l'INPS, questo
documento del 1981).
Per il 3740, vedi anche
qui: http://ed-thelen.org/comp-hist/IBM-ProdAnn/3740.pdf.
Memoria a nuclei magnetici fabbricata
da CDC, 1973 (capacità 32 Kword). Apparteneva probabilmente ad un CDC 3500,
un calcolatore con CPU a 48 bit appartenente alla famiglia CDC 3000 (1965/7).
Sulle tre schede riunite in un unico modulo (vedi dettaglio in basso a destra)
si trovano integrati TTL Texas Instruments delle Serie 74 e 75. Nel dettaglio in
basso a sinistra è visibile un Memory Core Driver SN75325 (vedi: http://ed-thelen.org/comp-hist/Byte/76jul.html,
http://penguincentral.com/docs/04.htm).
Questa RAM a nuclei magnetici
fabbricata da Electronic Memories nel 1968 ha una capacità di 72 kbit. In alto
a sinistra un dettaglio e, in basso a destra, una vista ravvicinata dei nuclei.
Scheda di memoria RAM a nuclei
magnetici appartenuta ad un calcolatore CDC Cyber (1969). La capacità è
di 64 K per 16 bit. Questa è una delle schede di memoria a nuclei di più alta
capacità singola. In basso a destra un dettaglio dei nuclei.
Memoria a nuclei magnetici (1978),
impiegata forse in un calcolatore IBM System/4. Tutti i circuiti integrati (TTL?)
sono contenuti in package ceramici SMT e sono fabbricati da Texas Instruments
(in basso a sinistra un dettaglio) oppure da AMD.
Sulle memorie a nuclei
vedi: http://www.thecorememory.com/BYTE_July_1976_-_Coincident_Current_Ferrite_Core_Memories.pdf.
Sulle
"antiche" tecnologie delle memorie: http://www.thecorememory.com/ComputerMemories.pdf.
Dettaglio della memoria
a nuclei magnetici NCR da 8 kbit visibile più in basso (faceva parte
dell'elettronica di un terminale POS del 1977). I fili di colore arancione sono
i "sense/inhibit wire" che servono per la lettura della memoria.
Ciascun nucleo è attraversato da 3 fili: due di controllo, verdi ("drive
lines") ed uno di lettura. Tutte le memorie a nuclei, con l'eccezione delle
prime realizzate che si basavano invece su quattro fili (le funzioni "sense"
ed "inhibit" erano svolte da due fili separati), seguono questo
schema. Il lato lungo
dell'immagine è pari, nella realtà, a circa 1 cm (Nikon Coolpix 5000).
Vedi: http://ed-thelen.org/comp-hist/navy-core-memory-desc.html;
http://www.science.uva.nl/museum/CoreMemory.html.
Campioni (sample) di elementi
magnetici BIAX, fabbricati dalla Aeronutronic Division della Ford (circa
1965). Si tratta di blocchetti di ferrite dotati di due fori con assi fra loro
perpendicolari (BIAX è acronimo
di BI-AXial), ognuno di quali è attraversato da un filo conduttore che serve
per la scrittura e, rispettivamente, per la lettura.
Questi elementi possono essere utilizzati per la realizzazione sia di porte
logiche (gate, negli anni Sessanta non era così insolito l'uso di elementi
magnetici per ottenere circuiti logici digitali) che di memorie. Queste ultime,
rispetto alle ordinarie RAM a nuclei, avevano due vantaggi: il primo consisteva
nel fatto che la lettura era non distruttiva (NDRO, Non-Destructive ReadOut),
cioè non implicava la cancellazione e la seguente ri-scrittura del contenuto di
una data locazione di memoria; il secondo, che ciascun elemento veniva
controllato con due soli fili, anziché con tre. Questo genere di memorie però,
al pari di altre RAM NDRO dell'epoca (ad es. il Fluxlok, transfluxor e la plated-wire
memory) non ha avuto successo commerciale, in primo luogo a causa dei costi
elevati e dell'altrettanto elevato ingombro (se paragonato ai classici nuclei).
Memorie basate su elementi BIAX sono state tuttavia impiegate in svariate
applicazioni (calcolatori di bordo, ad esempio) dalla NASA, come si può leggere
qui
(si ricordi che le memorie a nuclei magnetici sono poco sensibili all'effetto
delle radiazioni, dunque si adattano bene agli impieghi aerospaziali). Tra i
pochi computer che hanno usato memorie BIAX c'è il Packard Bell 440 del 1964,
vedi ad es. in http://ed-thelen.org/comp-hist/BRL64-p.html
e l'Univac LARC.
"The BIAX digital computer elements
are completely new magnetic memory and logic elements. They are
multi-aperture devices fabricated out of conventional ferrite materials and
are, generally speaking, an order of magnitude faster than present magnetic
devices. To attain these speeds, they employ a fundamentally different
principle of operation than is used with existing ferrite core and
multi-aperture units. The BIAX principle employed is one of flux
interference, not flux steering as is common in most multi-aperture devices.
In addition to increased speeds, the BIAX elements also have important
environmental advantages and are capable of operation at high temperatures.
Another important advantage of the elements is their non-destructive read
characteristic. Important cost savings also appear to be achievable with
these units, particularly in terms of the logic elements. These BIAX memory
and logic elements are the result of approximately two and one half years of
work conducted in Aeronutronic's Computer Research Laboratory. The elements
have been reduced to practice and are currently in production. Aeronutronic
is applying these BIAX techniques to a number of commercial and military
projects where multi-megacycle data processing is a requirement."
Vedi: http://www.computerhistory.org/collections/accession/102646214.
Vedi: http://www.thecorememory.com/NCR_Hanlon.pdf
(IEEE Transactions on Electronic Computers, vol. EC-15 no. 4, Aug 1966).
Anche: http://www.thecorememory.com/NCR_Kaufman.pdf
(stessa fonte).
Specifiche di questo
elemento BIAX: http://archive.computerhistory.org/resources/text/Ford/FordMotor.BIAX-M-145-05.1963.102646214.pdf.
Anche: http://www.quadibloc.com/comp/cp01.htm.
Anche: http://portal.acm.org/citation.cfm?id=612257&dl=GUIDE&coll=GUIDE&CFID=89058227&CFTOKEN=25341516.
Anche questa
pagina di IEEExplore (richiede la registrazione).
Anche: http://oai.dtic.mil/oai/oai?verb=getRecord&metadataPrefix=html&identifier=AD0655355.
Memoria ROM a
"matrice di diodi" ("diode-matrix ROM"), 1967, il
fabbricante è sconosciuto. Tecnicamente è equivalente ad una ROM a maschera (mask
ROM). Questo tipo di ROM era usato negli anni Sessanta e Settanta come firmware,
più precisamente come memorie per il microcodice
(control store), o come memoria di
boot in molti calcolatori elettronici, piccoli e grandi.
Le varie istruzioni sono permanentemente "memorizzate" collegando dei
diodi (visibili nel dettaglio in basso a destra) in corrispondenza dei
desiderati incroci tra le righe (word-line) e le colonne (bit-line) di una
matrice di dimensione prefissata. Altri impieghi comuni delle ROM a matrice di
diodi erano la codifica della tastiera e dei caratteri a video nei terminali e
la programmazione delle calcolatrici elettroniche da tavolo. La scheda a destra
contiene integrati RTL Motorola in package TO-99.
Classico esempio di
boot-ROM a matrice di diodi: una scheda DEC M847 (1975), per PDP-8. Questa
memoria contiene solo le poche istruzioni necessarie all'avvio del sistema ed al
caricamento del sistema operativo (bootstrap). La capacità è di 32 word (parole di
memoria) a 12 bit (il PDP-8 è un minicomputer a 12 bit, appunto). Vi sono in
tutto 64 colonne di diodi, ciascuna delle quali corrisponde ad una half-word
(mezza parola di memoria) da 6 bit. La presenza di un diodo corrisponde alla
memorizzazione in quella posizione di un "1" binario.
Scheda di calcolatore (1974, il
fabbricante non è identificabile con certezza) interamente realizzata con
circuiti logici (TTL) a
bassa scala di integrazione prodotti da Fairchild (dettaglio), appartenenti alla
serie 9000 "Micrologic" (alternativa alla più nota "Serie
74"). La maggior parte dei
minicomputer degli anni Settanta è basata su circuiti realizzati con integrati
(bipolari) logici TTL di questo tipo ed in particolare, appunto, della "Serie 74"
che è divenuta rapidamente uno standard industriale universalmente riconosciuto. Nel periodo compreso tra la metà degli anni Sessanta e quella dei
Settanta sono state sviluppate molte diverse famiglie di circuiti logici SSI,
tanto TTL che DTL (Diode-Transistor Logic), RTL (Resistor-Transistor Logic) ed
ECL (Emitter-Coupled Logic). La gran parte di esse è scomparsa dal mercato nel
giro di pochi anni ed alcune non hanno mai raggiunto la produzione di massa.
Praticamente tutti i fabbricanti di circuiti integrati (vedi Fairchild, Motorola,
Signetics, Philips...) avevano all’epoca in catalogo una o più famiglie
logiche di vario tipo. Fairchild è stata nel 1964 il primo produttore di
integrati logici commerciali (di tipo RTL).
Vedi: http://wps.com/archives/solid-state-datasheets/index.html#BYNUM.
Scheda "disk controller" per
minicomputer Data General NOVA, 1978, realizzata con integrati TTL a bassa scala
di integrazione ed alcune memorie ROM (a destra, fabbricate da Intersil). In
basso a sinistra un dettaglio dei circuiti contraddistinti dal marchio di Data
General.
Schede di calcolatori elettronici
digitali (una fabbricata da Transidyne General Inc., 1973, l’altra da Triumph
Adler, 1972) che utilizzano circuiti integrati logici TTL e componenti a media
scala di integrazione quali memorie ROM da 512 byte, ALU 74181 e shift-register
a 32 bit Texas Instruments TMS3112.
Prima
famiglia commerciale di integrati logici CMOS - First
commercial family of logic CMOS ICs (RCA CD4000)
Unità aritmetica (ALU) di un
registratore di cassa Bizerba (1974) fabbricata con integrati TTL e CMOS a
bassa/media scala di integrazione. Sulla scheda, visibili in basso a sinistra,
si trovano alcuni circuiti logici a bassa scala di integrazione (SSI) CMOS della
"Serie 4000", appartenenti all’originaria famiglia "CD4000
COS/MOS" prodotta da RCA a partire dal 1969, come alternativa a basso
consumo alla Serie 74. La "Serie 4000" è stata la prima famiglia di
integrati logici MOS di successo; durante gli anni Settanta ed Ottanta
praticamente tutti i principali fabbricanti di chip (in modo particolare
Motorola) hanno prodotto circuiti di questa serie. La famiglia di integrati
logici Philips FE deriva dalla precedente serie DTL FC (1967), di cui è
una trasposizione in TTL; in questi circuiti, la terza lettera della sigla
indica il tipo di dispositivo, inteso come "categoria" di circuito
logico: ad es. "H" denota le comuni funzioni logiche elementari (gate)
AND, NAND, OR ecc.; "J" i flip-flop, "K" i monostabili e
così via.
Due schede di un calcolatore militare
con integrati TTL della Serie 74 e circuiti MOS fabbricati da RCA (1977), in
alto un multiplexer/demultiplexer CD4051BD del 1976; in basso a sinistra un
amplificatore operazionale AMD LM107H, funzionalmente equivalente ai ben noti
LM101 e 741. Tutti i componenti sono rivestiti di resina epossidica trasparente
per proteggerli dall'umidità. I componenti rotondi (package TO) più grandi
sono amplificatori operazionali fabbricati da General Instrument.
Elettronica di una calcolatrice da
tavolo IME (Industria Macchine Elettroniche, società del Gruppo Edison, 1973)
basata su circuiti integrati AMI (American Micro-systems Inc.). AMI, fondata nel
1966, è stata uno dei primi fabbricanti di integrati MSI/LSI MOS. Ha realizzato
circuiti custom per quasi tutti i principali produttori dell’epoca (vedi).
La logica di un terminale POS
fabbricato dalla NCR (1977), con integrati LSI MOS (a sinistra un dettaglio),
circuiti ibridi e una memoria a nuclei magnetici da 8 kbit (in alto a destra un
dettaglio).
Un assemblaggio simile
(sempre NCR): http://retro.co.za/ccc/.
Prima
ALU completa in singolo chip - First single-chip
complete ALU (74181)
Una delle due schede costituenti la
CPU di un calcolatore Olivetti P6060, un personal computer presentato nel
1975 (vedi, la scheda
raffigurata è del 1976), notevole perché è stato il
primo personal Olivetti (se si esclude la Programma 101) e perché è
stato il primo calcolatore da tavolo con
floppy disk integrato (da 8 pollici, 256 KB). La CPU del P6060,
interamente realizzata con integrati logici TTL, è suddivisa su due schede
(denominate rispettivamente PUCE1 e PUCE2).
La ALU bit-slice (Aritmetic-Logic Unit,
unità aritmetico/logica) 74181 è un circuito integrato MSI TTL della Serie 74
che ha rappresentato un importante passaggio intermedio tra le CPU realizzate
interamente con porte (gate) logiche a bassa densità di integrazione e
l’impiego dei circuiti LSI/VLSI tra cui in particolare i microprocessori. La
74181, che consentì di costruire CPU interamente contenute in un’unica
scheda, è stata la prima ALU fabbricata in forma di singolo circuito integrato
monolitico. Durante gli anni Settanta è
stata adoperata in molti minicomputer, tra cui il NOVA di Data General,
alcuni modelli del DEC PDP-11 e lo Xerox Alto.
Vedi: http://www.robertocipriani.it/P6060/P6066/Breve%20cronaca/Breve%20cronaca.html;
restauro.html.
Anche: http://www.old-computers.com/museum/computer.asp?c=407&st=1.
Un altro esempio di CPU
che impiega l'ALU bitslice 74181 (qui nella versione TTL Schottky di Texas
Instruments). Queste tre schede fra loro collegate compongono il processore a 16
bit di un minicomputer Nixdorf 8870 (1981). Le macchine Nixdorf 88xx
hanno avuto un buon successo come calcolatori per applicazioni commerciali e nel
corso della loro lunga carriera (1973/1987) sono stati realizzati con diverse
tecnologie, dai circuiti TTL a bassa/media densità fino ai moderni gate array
VLSI.
Unità EAU (Extended
Arithmetic Unit) modello 8413, 1974/5, per minicomputer della famiglia Data
General NOVA ed Eclipse (S200, S230, C300, C330). Si basa su ALU bitslice TTL
74181 ed è in sostanza un'unità in virgola mobile (FPU) a singola precisione;
è stata anche usata in alcuni calcolatori General Electric Medical Systems
sviluppati a partire da macchine DG.
CPU di un calcolatore
Nixdorf 8870 realizzata (1982) con bitslice 2901, introdotto da AMD nel
1975 e diventato subito molto popolare nel settore dei minicomputer. Su questa
scheda sono presenti tre integrati IDM2901AJC fabbricati dalla second source
National Semiconductor ed un Am2901BPC di AMD. In questo caso non è impiegato
il micro-sequencer Am2910 bensì una ROM di controllo col microcodice insieme ad
una serie di PAL.
Scheda contenente la
CPU del minicomputer Data General NOVA 3 (1975). Anch’essa utilizza ALU
TTL 74181 (quattro). Il NOVA 3 è stato il primo membro della fortunata famiglia
a 16 bit NOVA di Data General a fare uso di circuiti integrati TTL a media scala di
integrazione (MSI). Questa macchina è stata molto popolare durante gli anni
Settanta, anche in Europa. La sua architettura, di tipo "accumulator-based"
con un limitato numero di registri di uso generale, ha influenzato quella di
alcuni famosi microcomputer e sistemi basati su microprocessore, in particolare
lo Xerox Alto e l’Apple I. Il pannello di controllo del NOVA 3 ha ispirato
infine l’aspetto di quello del MITS Altair. Vedi: http://www.decodesystems.com/dg-nova3/.
Scheda CPU di
minicomputer Data General NOVA 4 (1977). Il NOVA 4 è un'evoluzione del
NOVA 3, che nelle intenzioni di Data General avrebbe dovuto essere l'ultima
macchina di questa famiglia, in vista della sua sostituzione con la serie
Eclipse. Il processore del NOVA 4 è basato su bitslice AMD Am2901. A seconda
del microcodice installato, questa macchina può essere sia un minicomputer NOVA
che un sistema Eclipse (modello S/140). A differenza dei predecessori, il NOVA 4
supporta solo la memoria RAM a circuito integrato (MOS), non più quella a
nuclei magnetici.
Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Data_General_Nova;
http://ed-thelen.org/comp-hist/dg-nova.html.
Anche: http://webpages.charter.net/thecomputercollection/dg/index.htm.
Vedi: http://users.rcn.com/crfriend/museum/doco/DG/Nova/base-instr.html.
Vedi: http://www.trailingedge.com/comphave.html?theKey=dgnova3&byCompany=1.
Scheda della CPU di un
minicomputer Data General Eclipse MV/4000 (1983), una macchina a 32 bit
introdotta nel 1982 che si collocava nella fascia bassa della famiglia Eclipse
MV. L'MV/4000 offriva prestazioni circa doppie rispetto a quelle di un VAX
11/730 (vedi articolo qui sotto) mantenendo la compatibilità con gli altri
minicomputer DG sia a 16 che a 32 bit. La CPU è basata su componenti standard
MSI ed LSI, come ad esempio i bitslice AMD Am2903, in unione a LSI semi-custom
(gate array) progettati dalla stessa Data General.
Articolo tratto da Computerworld
(Nov. 1982) dedicato al minicomputer DG Eclipse MV/4000.
Scheda CPU di minicomputer Data
General Eclipse MV/7500 (1984). Il processore è qui interamente
realizzato con componenti VLSI CMOS fabbricati da Fujitsu (gate array e
standard-cell).
Scheda della CPU di un minicomputer Data
General Eclipse MV/15000 (1988). Il processore, a 32 bit, è realizzato con
integrati semi-custom VLSI CMOS fabbricati da Motorola. La famiglia DG Eclipse
MV, nata all'inizio degli anni Ottanta con il modello MV/8000, si basa su
un'architettura CISC a 32 bit con uno spazio di indirizzamento pari a 4 GB,
diviso in parti (dette "anelli", rings) ampie ciascuna 512 MB, con
privilegi decrescenti dal livello 0 (sistema) al 7 (applicazioni e dati
dell'utente).
Scheda CPU di minicomputer Data
General Eclipse MV/20000 (1986/7), realizzata con gate array CMOS Motorola e
SRAM Toshiba e Texas Instruments per la cache (a sinistra). Il modello MV/20000,
presentato nel 1986, apparteneva alla fascia alta della famiglia DG Eclipse, e
poteva avere uno oppure due processori a 32 bit. L'architettura di base è
quella del precedessore MV/8000 ed è rimasta pressoché invariata nei modelli
successivi (40000, 60000). Nel 1988 l'MV/20000 è stato ridenominato Eclipse
MV25000 e con questo nuovo nome è più conosciuto in Europa. Nonostante il
prezzo base molto elevato questa macchina ha avuto un buon successo commerciale,
particolarmente negli Stati Uniti dove è stata acquistata da molte Università
e centri di calcolo.
I gate array CMOS impiegati nelle
macchine Eclipse MV, fabbricati da Motorola, hanno una capacità unitaria di
3.500 gate logici NAND utilizzabili.
Un altro esempio di CPU
realizzata impiegando bitslice AMD 2901 (precisamente, integrati IDM2901A
fabbricati dalla second-source National Semiconductor). Questa scheda
apparteneva ad un calcolatore Honeywell/Bull DPS-8 (1983).
Processore di
centralino telefonico (PABX) AT&T/Lucent Merlin 85, 1987, con 6 bitslice a 4
bit AMD Am2903. Evoluzione del 2901, il 2903 è più veloce del predecessore, ha
un set di istruzioni più esteso ed integra un moltiplicatore hardware per
numeri interi. Meno popolare del 2901 è stato tuttavia impiegato in svariati
progetti di CPU industriali e di minicomputer degli anni Settanta ed Ottanta.
Scheda di memoria da 64
Kword (1980) utilizzata in un minicomputer Honeywell Level-64 modello /60
(introdotto nel 1975). La famiglia Honeywell-Bull Level-64 (o Series-64), parte
della linea Series-60 (presentata nel 1971) era realizzata impiegando integrati
logici TTL della Serie 74 (prima in versione 74N, successivamente 74S) e memorie
DRAM a circuito integrato in luogo delle vecchie memorie a nuclei magnetici. E'
importante ricordare che proprio
Honeywell aveva promosso (e finanziato, partecipando fra l'altro direttamente
allo sviluppo) la fabbricazione da parte di Intel del primo chip di DRAM
commerciale, il 1103 (1969) da 1 Kbit. Le macchine della famiglia
Series-64 impiegarono DRAM dapprima da 1 Kbit, quindi da 4 e da 16 Kbit,
prodotte tanto da Intel quanto da Texas Instruments (nella foto sopra, un
integrato TMS4116), organizzate in schede da 32 o 64 Kword ciascuna. Il
particolare connettore di backplane impiegato in questi calcolatori venne ideato
dalla stessa Honeywell ed è noto con la sigla CS-10.
Vedi: http://www.feb-patrimoine.com/projet/gcos7/l64/l64_techno.htm.
Scheda di memoria Intel
(fabbricata nel 1977, il copyright è del 1974) per terminale Unisys UTS-20
(il connettore di backplane è stato tagliato, con ogni probabilità per
recuperare metalli pregiati). Schede simili a questa vennero fabbricate "su
commissione" anche per altri produttori, ad es. Honeyell-Bull, Sperry e
CDC. E’ difficile determinare la capacità esatta (notare che i chip della RAM
non riportano le usuali sigle Intel).
Altro esempio di memoria RAM MOS per terminale
Unisys UTS-20, con integrati Intel (riportano sigle non standard,
corrispondenti a numeri di parte Unisys). Questo esemplare è del 1976. La
capacità dovrebbe essere di 64 Kword con parità, suddivisi in 4 banchi da 16
Kword. La parte nascosta dal cartellino è identica a quella visibile nella foto
precedente.
Scheda di memoria RAM da 512
Kword per minicomputer Unisys (Sperry), 1976, con integrati MOS della AMS (Advanced
Monolithic Systems) e TTL Texas Instruments della Serie 75.
CPU di un minicomputer Honeywell
(poi Bull) DPS6, 1978, con 4 ALU bitslice AMD Am2901 (ed il
microsequencer Am2910). Una macchina commerciale a 16 bit molto popolare in
Europa, basata sul sistema operativo GECOS. Anch'essa, come altre famiglie di minicomputer, ha subito nel corso
degli anni un progressivo aggiornamento dal punto di vista delle tecnologie
impiegate nella fabbricazione dei processori e delle memorie: nel 1984 è stata
infatti introdotta la versione DPS6-Plus con CPU basata su integrati VLSI (CPU
LSI-6).
Vedi: http://www.kerleo.net/computers/decouverte_et_introduction_du_microprocesseur.htm.
Vedi: http://www.feb-patrimoine.com/projet/gcos6/gcos6.htm;
http://medialab.freaknet.org/doc/Hardware/Honeywell/H6S01S-1.pdf.
Anche: http://www.feb-patrimoine.com/catalogue/collections_catalog02.htm.
Anche: http://www.bitsavers.org/pdf/honeywell/series60level6/CZ03_GCOS6concepts_May88/CZ03-02.html.
Anche: http://web.ukonline.co.uk/ie.dunster/My%20Stuff/Computer_page.htm;
http://museum.dyne.org/index.php/Honeywell_DPS_6.
Questa scheda del 1975
è realizzata con la tecnica "wire-wrap" (vedi)
impiegando TTL a bassa e media scala di integrazione più alcune ROM fabbricate
da MMI e DRAM da 512 bit (0,5 kbit) sempre della MMI. Tutti gli integrati sono
collocati su zoccolo (socket). Il wire-wrap ebbe grande popolarità durante gli
anni Sessanta e Settanta e venne impiegato nella fabbricazione di molti
calcolatori storicamente importanti. Uno dei motivi della sua diffusione,
specialmente nel settore delle applicazioni aerospaziali e militari, era la
(allora) maggiore affidabilità rispetto ai comuni circuiti stampati (PCB). Le
schede wire-wrap sono in effetti più robuste e meno soggette a danneggiamento a
causa di urti o vibrazioni. L’assemblaggio wire-wrap può essere completamente
manuale, come in questo caso, oppure automatizzato (ad es. nei computer DEC
PDP-8 e -10).
Dettaglio del retro che
mostra le interconnessioni.
Scheda Sperry-UNIVAC
(1982) appartenuta (probabilmente!) ad un calcolatore militare AN-UYK 502.
Notare la schermatura ed il rivestimento con resina impermeabilizzante. Molte
informazioni sui sistemi UNIVAC/Unisys per impieghi militari si trovano in
questo interessante sito: http://vipclubmn.org/computers.aspx.
Scheda con 4 UART TTY (TeleType)
34498.
Scheda di un
calcolatore IBM System/4 Pi (l’esemplare, purtroppo in cattivo stato,
è del 1981). "System/4 Pi" identifica una famiglia di calcolatori
digitali fabbricati da IBM negli anni Settanta ed Ottanta per usi militari,
avionica ed impieghi spaziali. Si tratta di macchine "radiation hardened"
(resistenti alle radiazioni) derivate dal System/360. Questi calcolatori a 16/32
bit sono stati utilizzati, fra l’altro, sullo Skylab, nel caccia F-15 Eagle,
nello Space Shuttle (vedi)
e nel bombardiere B-52. Il System/4 Pi utilizza schede multistrato (multilayer)
rivestite di resina isolante. La logica, fabbricata da Texas Instruments, è
costituita da integrati TTL a bassa e media scala di integrazione. Sul Web non
si trovano molte informazioni circa questa classe di calcolatori (ad es. vedi
l’articolo di Wikipedia, http://en.wikipedia.org/wiki/System/4_Pi,
oppure http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/computers/Ch3-2.html).
Vedi anche Aerospace computer technology catches up with ground gear, di
C. Weitzman, in Large and Medium Scale Integration, McGraw-Hill 1974, p.
196 e seguenti.
Vedi: http://flickr.com/photos/paleoferrosaurus/2510531309/.
Modulo della CPU di un
calcolatore Amdahl 470 V6 (1973, la scheda è del 1977: vedi).
Il lato è lungo circa 20 cm. Il 470 V6 è stato il primo calcolatore realizzato
dalla Amdahl Corporation, fondata nel 1970 e specializzatasi nella produzione di
mainframe IBM-compatibili. Il 470 è compatibile a livello software con l’IBM
System/370; come quest’ultimo ha un’architettura a 32 bit con indirizzi a 24
bit (progettata proprio dal fondatore della Amdahl Co., Gene Amdahl, quando era
ancora un ingegnere IBM). Per molti anni Amdahl (oggi parte del gruppo Fujitsu)
è stata un temibile ed agguerrito concorrente di IBM nel settore dei server di
fascia alta. Le macchine Amdahl, durante gli anni Ottanta e nella prima metà
dei Novanta, potevano offrire prestazioni paragonabili (e talvolta
superiori, come nel caso del 470) a quelle dei rivali IBM, pur essendo vendute a
prezzi sensibilmente inferiori. Uno dei principali punti di forza dei
calcolatori 470 V6 era il raffreddamento interamente ad aria (brevettato dalla
Amdahl), più economico e facile da gestire del sistema misto aria/acqua
impiegato da IBM. Nei sistemi 470 i circuiti integrati che compongono la CPU,
realizzati con tecnologia ECL (circa 100 gate logici ciascuno), sono contenuti
in package SMT e disposti in matrici 6 per 7 in moduli multistrato ad alta
densità raccolti in colonne verticali all’interno del computer. I dissipatori
di calore sono applicati direttamente sui chip di silicio. Il momento di maggior
successo dei calcolatori Amdahl è coinciso col passaggio di IBM alla tecnologia
CMOS, che inizialmente non poteva competere in velocità con la bipolare (ECL o
IIL). Nel lungo periodo però la scelta della IBM si è rivelata esatta, perché
i circuiti CMOS alla fine degli anni Novanta hanno raggiunto prestazioni
paragonabili a quelle dei migliori ECL (a fronte di consumi energetici molto
inferiori e di maggiore densità di integrazione). Oggigiorno tutti i grandi
server in commercio utilizzano processori fabbricati con tecnologia CMOS.
Vedi: http://www.cs.clemson.edu/~mark/acs_technical.html#terminology.
Dettaglio di un
circuito integrato ECL, in package ceramico SMD con 84 pin, sulla scheda dell’Amdahl 470
V6 raffigurata sopra.
Il retro della scheda.
Una parte delle interconnessioni è ottenuta con fili (wire) saldati al circuito
stampato. Un modulo Amdahl identico a questo è descritto e fotografato qui: http://www.deadprogrammer.com/category/company/amdahl.
L’immagine del retro è molto migliore della mia! Notare che il modulo
riprodotto in questo sito contiene chip fabbricati da Fujitsu (nella seconda
fotografia si vede il logo); in quello di mia proprietà, invece, essi sono
prodotti da Siliconix.
Vedi: http://www.computerhistory.org/collections/accession/X436.84A;
http://www.tech-news.com/another/ap200609b.html.
Vedi: http://everything2.com/title/Michigan%2520Terminal%2520System;
http://ed-thelen.org/comp-hist/amdahl-470.html.
Anche: http://www.cpu-world.com/forum/viewtopic.php?p=84051;
http://www.mondodigitale.net/Rivista/03_numero_uno/high_performance_computing.pdf.
Un oggetto simile: http://www.mediavillage.it/maiom/mercatino/mercatino.asp?id_prodotto=352.
Una foto della macchina
completa: http://archive.computerhistory.org/resources/still-image/Amdahl_Corporation/amdahl.470_v6.102626927.lg.jpg.
Questo fermacarte
promozionale in plexiglas (lucite paperweight) distribuito dalla Amdahl
ai propri venditori negli Stati Uniti contiene un integrato LSI ECL fabbricato
da Fujitsu, del tipo impiegato nei mainframe 5860 (1984). L'Amdahl 5860,
primo membro della classe 580, era il successore diretto del 470 V6 (vedi sopra)
col quale manteneva la piena compatibilità a livello di software e di sistema
operativo. Gli integrati ECL impiegati in questo calcolatore erano gate array
contenenti circa 400 porte logiche ciascuno, con una frequenza di lavoro di 133
MHz ed un tempo di commutazione di circa 400 ps. Rispetto ai MOS di equivalente
complessità erano meno densi e dissipavano molto più calore, di qui la
necessità di un dissipatore di notevoli dimensioni saldato direttamente sul
chip (vedi dettagli). Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Amdahl.
Mentre nel 470 i chip
logici e di memoria erano organizzati in matrici 6 per 7 ciascuna corrispondente
ad un modulo (scheda) montato in colonna assieme ad altri dello stesso tipo, nei
calcolatori 5860/70/80 essi erano contenuti in schede multistrato più
complesse, dette Multi-Chip Carriers (MCC), fino ad un massimo di 121 per
scheda.
Per l'Amdahl 5860 vedi:
http://www.staff.ncl.ac.uk/roger.broughton/museum/circuitry/AMDAHL.htm.
Materiale
promozionale Amdahl, appartenuto ad un rappresentante americano della Casa:
una foto di Gene Amdahl
assieme alla ricostruzione del primo calcolatore elettronico progettato da lui,
il WISC
(1954), due esemplari di gate array ECL impiegati nel 470/V6 (in alto a destra
un dettaglio) ed una schedina usata per testare i circuiti stessi.
Questo curioso oggetto
apparteneva anch'esso ad un rappresentante commerciale Amdahl: è una parte di una delle
schede della CPU di un mainframe 5860 (vedi sopra), 1984, tagliata per
farne un "demo" della tecnologia impiegata, ad uso dei potenziali
clienti. Sul retro riporta a matita la dicitura "for salesman use only"
(riservato all'uso dei venditori). Nei dettagli si vedono più da vicino alcune
connessioni dei circuiti integrati (SMD, cioè a montaggio superficiale) col
circuito stampato multistrato. I componenti con quattro dissipatori di calore
sono moduli multichip contenenti memorie SRAM. Questo ritaglio corrisponde a
circa 1/9 dell'intera superficie di una scheda completa. Il fatto che questo
oggetto venisse mostrato ai clienti non è casuale: rientra appieno, infatti,
nella politica commerciale Amdahl che negli anni Ottanta tendeva a mettere in
risalto il più possibile i vantaggi tecnologici dei propri mainframe rispetto
ai concorrenti IBM.
Interessante articolo
in cui si parla anche delle CPU Amdahl: http://people.cs.clemson.edu/~mark/acs_technical.html.
Scheda della CPU di un
calcolatore CDC Cyber (il modello potrebbe essere il 170/825), 1984, con
integrati logici ECL a montaggio superficiale (SMT) fabbricati da Fairchild
(dettaglio in basso a sinistra; a destra dettaglio dell'etichetta di controllo
delle varie fasi di lavorazione). Sul retro della scheda è fissato un
dissipatore di calore (heat-spreader) in alluminio massiccio, spesso circa 3 mm.
La famiglia Cyber (vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/CDC_Cyber)
comprendeva diversi modelli di mainframe, progettati principalmente per
applicazioni scientifiche ed ingegneristiche, derivati dai primi supercomputer
CDC, il 6600 ed il 7600. Questi integrati sono dispositivi a bassa scala di
integrazione (SSI), contenenti poche porte logiche (gate) ciascuno.
Nonostante le dimensioni ed il numero di componenti, quindi, la logica contenuta
in una scheda di questo tipo non è molto complessa.
Foto d'epoca di un
calcolatore CDC Cyber 170/825 (vedi http://members.iinet.net.au/~tom-hunter/photos.html).
Vedi: http://www.cray-cyber.org/documentation/cdcmodels.php
(con molte immagini); http://ed-thelen.org/comp-hist/vs-cdc-6600.html.
Vedi: http://www.museumwaalsdorp.nl/computer/en/cybequip.html;
http://members.iinet.net.au/~tom-hunter/photos.html.
Scheda di memoria (a
sinistra) e scheda della CPU di un supercomputer Cray 2 (1985,
questi esemplari sono del 1988). Il Cray 2 era un supercalcolatore vettoriale
fabbricato dalla Cray Research Inc., evoluzione della famiglia Cray 1. Al
momento della sua introduzione, nel 1985, era il più veloce calcolatore
esistente al mondo, con una velocità di calcolo pari a 1,9 GFLOPS (valore di
picco). L'architettura del Cray 2 venne progettata con l'intento di realizzare
una macchina molto più potente del predecessore Cray 1, agendo in particolare
su tre fronti: 1) la suddivisione della logica di sistema in un elevato numero
di unità funzionali per ottenere un maggiore parallelismo; 2) la realizzazione
di un sistema modulare che consentisse una maggiore densità di componenti e
nello stesso tempo minori ritardi nella trasmissione dei segnali; 3) l'impiego
di integrati ECL funzionanti a più elevata frequenza di clock. Questi stessi
obiettivi erano già stati perseguiti da Seymour Cray nella progettazione del
successore del CDC 7600, il mai realizzato 8600 (1968-1972). Un problema di non
facile soluzione era dato dal fatto che alla fine degli anni Settanta la
tecnologia ECL, l'unica all'epoca in grado di fornire le velocità operative
desiderate per un calcolatore di questo tipo, non consentiva di integrare in un
singolo chip un numero di componenti più elevato di quello che era possibile
integrarvi qualche anno prima, quando nacque il Cray 1: le due macchine,
infatti, impiegano il medesimo tipo di integrati (anche se quelli del Cray 2
funzionano a maggior frequenza). L'idea di utilizzare meno schede rispetto al
Cray 1, e più grandi, venne subito scartata per le connesse problematiche di
ritardo nella trasmissione dei segnali tra un componente e l'altro. Lo stesso
Cray ebbe l'idea vincente, che consisteva nell'unire più schede (8) del tipo di
quelle visibili qui sopra, sovrapposte l'una all'altra, in moduli
tridimensionali a più livelli nei quali le interconnessioni tra un
"piano" e l'altro sono ottenute mediante coppie di piedini
maschio-femmina (c.d. "pogo pins") saldati sulle schede stesse. Vedi: http://bobodyne.com/web-docs/robots/cray2/.
Ciò permetteva di raggiungere un'elevata densità di componenti e, nello stesso
tempo, di mantenere brevi i percorsi di interconnessione fra di essi; richiedeva
però, a causa del ridotto spazio tra le schede e gli integrati, un particolare
sistema di raffreddamento in cui tutti i componenti della CPU erano immersi in
un liquido di raffreddamento inerte (il Fluorinert
fabbricato da 3M). Un'altra caratteristica peculiare del Cray 2 è
l'architettura di memoria, suddivisa tra una parte più veloce e distribuita ed
un'altra più lenta e centralizzata. I primi calcolatori Cray 2 vennero venduti
quasi tutti ad enti governativi americani (NASA, Ministero della Difesa,
laboratori di ricerca controllati o finanziati dal governo) ed impiegati in
ricerche avanzate nel campo della fisica (soprattutto nucleare). Il buon
successo di queste prime installazioni garantì poi al Cray 2, nonostante il suo
elevato costo di acquisto e di mantenimento, un discreto numero di clienti
privati (aziende ed Università americane). In Europa ne arrivarono pochissimi,
non più di sei/sette, la maggior parte dei quali in Germania. Queste schede,
acquistate su Ebay, appartenevano alla raccolta di un ex impiegato commerciale
della Cray Research. Il Cray 2 aveva una RAM centrale molto ampia per la sua
epoca (256 MWord a 64 bit) ed è stato, fra l'altro, il primo supercomputer ad
impiegare un sistema operativo appartenente alla famiglia Unix.
Vedi: http://archive.computerhistory.org/resources/text/Cray/Cray.Cray2.1985.102646185.pdf.
Anche: http://www.computerhistory.org/brochures/categories.php?category=thm-42b97ff722236.
Anche: http://www.faqs.org/faqs/computer/system/cray/faq/;
http://www.spikynorman.dsl.pipex.com/CrayWWWStuff/Cfaqp1.html.
Anche: http://www.digibarn.com/collections/systems/crays/cray-q2/index.html;
http://www.lithium.it/dream0005p1.htm
(in Italiano).
Anche: http://royal.pingdom.com/2009/06/11/10-of-the-coolest-and-most-powerful-supercomputers-of-all-time/.
Anche: http://setiathome.berkeley.edu/forum_thread.php?id=42332
(discussione sulle prestazioni del Cray 2 confrontate con quelle di un moderno
PC); http://www.netlib.org/benchmark/top500/reports/report94/Architec/node5.html
(TOP500).
Sui supercomputer Cray:
http://www.filibeto.org/~aduritz/supercomputing/cray/index.html;
http://www.mbbnet.umn.edu/hoff/hoff_sc.html.
A sinistra, un dettaglio della scheda
logica che mostra gli integrati ECL, qui
fabbricati da Fujitsu, ed i piedini (cosiddetti "pogo pins") di
connessione tra una scheda e l'altra in un modulo (uno è evidenziato dalla
freccia). Il Cray 2 funziona con un ciclo di clock di 4,2 ns. Notare gli intricati percorsi
delle piste del circuito stampato (sono utilizzate schede multistrato) che
servono per uniformare i tempi (o meglio i ritardi) di trasmissione dei segnali
tra i diversi componenti. La foto copre una superficie di circa 2 per 3
centimetri. In alto a destra un dettaglio dei chip di memoria, da 8 KWord. Una
scheda di memoria simile è visibile in
questo sito.
Modulo della CPU di un supercomputer
vettoriale Cray 3 (1991/3, vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Cray-3).
Qui è raffigurata la prima versione (REV A). Il Cray 3, progettato dalla Cray
Computer Corporation, era il diretto discendente del Cray 2 (vedi
sopra); al pari di quest'ultimo è una macchina vettoriale a memoria condivisa (multi-vector
shared-memory). Questa
macchina rappresenta la prima applicazione in un calcolatore commerciale dei
circuiti integrati logici all'arseniuro di Gallio (GaAs). Nonostante la
tecnologia avanzata non ha avuto successo, tanto che ne è stato venduto
solamente un esemplare (acquistato dal NCAR, National Center for Atmospheric
Research). Il progetto, sotto la diretta supervisione di Seymour Cray, iniziò
nel 1988 nei laboratori di Colorado Springs, fondati dallo stesso Cray (da non
confondersi col precedente progetto di Cray di fondare i Cray Laboratories a
Boulder, sempre in Colorado, per svilupparvi il Cray 2). Al pari di quest'ultimo
e di tutte le macchine Cray, nel Cray 3 l'incremento di prestazioni rispetto
alla generazione precedente è stato perseguito agendo su tre fronti distinti:
1) incremento della frequenza operativa dei circuiti componenti la CPU; 2)
suddivisione del processore in più unità funzionali indipendenti per aumentare
il parallelismo interno e 3) sviluppo di un nuovo e più compatto sistema di
packaging dei circuiti per ridurre i ritardi di trasmissione dei segnali
all'interno della macchina. Il Cray 3 impiegava un rivoluzionario (ancorché
molto costoso) packaging "tridimensionale". La logica della CPU era
infatti suddivisa in moduli elementari ciascuno dei quali poteva contenere un
massimo di 16 circuiti integrati; a loro volta, 16 di tali moduli erano riuniti
a formare un "piano" o "livello" di un più grande modulo
(quello raffigurato nella foto qui sopra), che conteneva in tutto 4 di tali
piani per un totale di 64 moduli ed un massimo di 1.024 circuiti integrati.
Quando venne sviluppato il Cray 2, la frequenza di lavoro degli integrati ECL in
tale macchina (244 MHz) si avvicinava al limite fisico consentito dalla
tecnologia dei transitor al Silicio allora disponibile. Già a quel tempo Cray
avrebbe voluto usare integrati all'arseniuro di Gallio, che
avrebbero consentito frequenze maggiori senza richiedere, fra l'altro, un più
alto assorbimento di corrente: non fu tuttavia possibile impiegarli dal
momento che la loro affidabilità era ancora insufficiente. Al momento della
pianificazione del Cray 3 questa situazione era tuttavia cambiata e fu così
possibile realizzare l'intera CPU usando esclusivamente integrati logici GaAs a
media e bassa densità fabbricati da Gigabit Logic, società che era stata di
fatto creata e finanziata da Cray in prima persona. Affidarsi ad una tecnologia
poco sperimentata ed ancor meno impiegata nel settore dei calcolatori
elettronici era indubbiamente rischioso, benché questa fosse l'unica via per
tentare di raggiungere l'ambizioso obiettivo che Cray poneva per ogni
generazione di calcolatori: avere prestazioni superiori di 10 volte rispetto
alla generazione precedente. Così, mentre la Cray Research si impegnava nello
sviluppo del supercomputer Cray Y-MP (vedi più sotto), la Cray Computer
Corporation (CCC), fondata dallo stesso Seymour Cray, si dedicava a tempo pieno
alla progettazione del Cray 3. La CCC venne finanziata in larga parte dal suo
principale cliente, il sopracitato NCAR.
La riduzione della
lunghezza delle interconnessioni tra i circuiti logici era una delle ossessioni
di Cray (vedi sopra come venne affrontato il problema nel caso del Cray 2) il
quale, per ottenerla, ideò un costoso e complesso sistema di packaging 3D
suddiviso in moduli e sottomoduli, nei quali i singoli chip erano saldati
direttamente sul substrato di supporto (con parte delle interconnessioni)
mediante una particolare tecnica di saldatura ad ultrasuoni. I moduli del tipo
di quello raffigurato in queste foto erano a loro volta riuniti in
"blocchi" (brick) più grandi immersi nel fluido di raffreddamento, il
Fluorinert (come nel Cray 2). Nonostante questa raffinata soluzione salva-spazio,
la bassa densità di integrazione degli integrati logici GaAs dava luogo ad un
altrettanto ridotto numero di porte logiche (gate) utili per unità di volume,
circa 96.000, valore ridottissimo rispetto agli attuali comuni microprocessori. Il Cray 3 era comunque considerevolmente più piccolo del
predecessore e vantava un migliore rapporto dimensione/prestazioni rispetto a
tutti i supercomputer dell'epoca. L'assorbimento di potenza di una macchina con
4 CPU era di circa 88 KW. Le prestazioni erano, per l'epoca (inizio anni
Novanta) di assoluto rispetto: 0,95 GFLOPS per processore alla frequenza di
lavoro di 474 MHz, ovvero circa 15,17 GFLOPS (valore massimo teorico) per
un'installazione con 16 processori. Il merito andava in primo luogo all'elevata
velocità di accesso alla memoria (fino a 8 GB/s per processore). L'architettura
di sistema del Cray 3 è brevemente descritta qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Cray_3.
Si noti che la memoria centrale impiega circuiti SRAM CMOS e non GaAs, che non
avrebbero permesso di raggiungere la capacità desiderata, a causa del ridotto
livello di integrazione.
Il Cray 3 avrebbe
dovuto entrate nella fase di produzione nel corso del 1991: una lunga serie di
problemi ne ritardò l'uscita fino ai primi mesi del 1993. L'unico Cray 3
completo venne venduto nel Maggio di quell'anno al NCAR, soprannominato "Graywolf"
(vedi http://www.cisl.ucar.edu/computers/gallery/cray/graywolf.jsp).
Anche questo modello (con 4 processori ed 1 GB di memoria centrale, cioè 256
MWord da 64 bit) aveva i suoi difetti, come ad esempio un bug nelle unità in
virgola mobile e la scarsa affidabilità di uno dei quattro processori, i cui
moduli vennero più e più volte sostituiti. E' possibile che questo modulo,
come la maggior parte di quelli che vengono venduti ai collezionisti (ad esempio
su Ebay) provenga dal blocco di quelli rimpiazzati nella macchina di proprietà
del NCAR. Quello raffigurato qui è stato sostituito nell'Aprile 1995. Per
quanto si sa, i moduli destinati a correggere l'errore nelle FPU vennero
prodotti ma mai spediti (e dunque mai utilizzati). Dal momento che il venditore
di questo modulo mi ha scritto che esso è "factory new", potrebbe
darsi che faccia parte di tale lotto di rimpiazzi per le unità in virgola
mobile. Il fallimento del Cray 3 fu
comunque dovuto non tanto ai difetti della macchina, comuni in progetti di
questa complessità, ma al "clima" tecnologico nel settore dei
supercalcolatori, radicalmente mutato rispetto agli anni in cui esso
venne sviluppato. L'inizio degli anni Novanta vide infatti l'affermarsi
dei supercomputer MPP (Massively
Parallel Processing, ovvero a parallelismo massiccio) su
quelli vettoriali quali appunto il Cray 3. Seymour Cray, che pure era
stato un geniale architetto di computer, non seppe prevedere correttamente
questa nuova tendenza e rimase sempre scettico nei suoi confronti, fino alla
morte avvenuta prematuramente il 5 Ottobre 1996 in seguito ad un grave incidente
d'auto.
Non sono molti i
collezionisti che possiedono moduli del Cray 3. La maggior parte e probabilmente
tutti quelli che si vendono su Ebay provengono dalla raccolta di Tony Cole
(Memorybilia), compreso quello del DigiBarn Computer Museum (vedi questa pagina:
http://www.digibarn.com/collections/systems/crays/cray3/index.html).
Un'altra interessante pagina riguardante questi moduli viene dal sito di Alan
Killian: http://bobodyne.com/web-docs/robots/cray3/index.html. Un
processore completo fa parte della raccolta di Ed Thelen (vedi http://ed-thelen.org/comp-hist/vs-cray-comp-cray-3.html).
Ottima fonte di
informazioni sui calcolatori Cray: http://www.spikynorman.dsl.pipex.com/CrayWWWStuff/Cfaqp1.html#TOC1.
Disponibile anche in questa pagina: http://www.faqs.org/faqs/computer/system/cray/faq/.
Vedi: http://www.digibarn.com/collections/systems/crays/tony-cole-story/index.html.
Una bella foto di un
brick completo (vedi sopra) si trova in questa
pagina (Mark Richards, Core Memory - The Art book of Computers).
Andrew Back ha delle
belle immagini di una CPU Cray 3 nella sua pagina Flickr: http://www.flickr.com/photos/carrierdetect/3599266068/
(scattate al Computer History Museum).
La foto del brick
in Wikimedia Commons corrisponde a quella del sito di Ed Thelen: vedi.
Anche: http://www.nowpublic.com/environment/cray-3-brick-1993.
Annuncio dell'accordo
tra CCC e NSA (National Security Agency) per lo sviluppo del Cray 3/SSS
(Super Scalable System), evoluzione a parallelismo massiccio del Cray 3 (http://en.wikipedia.org/wiki/Cray-3/SSS):
vedi questa
pagina.
Pagina dedicata al Cray
3 nel TOP500 del 1994: http://netlib2.cs.utk.edu/benchmark/top500/reports/report94/Architec/node6.html.
Breve biografia di
Seymour Cray: http://www.cgl.ucsf.edu/home/tef/cray/tribute.html;
http://www.thocp.net/biographies/cray_seymour.htm.
Due spille (tieclip)
promozionali distribuite da Hitachi (circa 1985) ai propri dipendenti,
contenenti una il chip di un gate array ECL (in alto, vedi dettaglio a
sinistra) e l'altra quello di un gate array CMOS da 5.000 porte logiche.
Scheda di computer
militare Honeywell (1994) contenente integrati a montaggio superficiale (SMD),
in particolare gate array VLSI fabbricati da National Semiconductor e memorie
IDT. Il connettore di backplane nella parte inferiore è stato tagliato per il
recupero del metallo pregiato (oro, palladio).
Scheda IBM del 1982 contenente
circuiti integrati MST (Monolithic System Technology) nei caratteristici
package metallici quadrati (probabilmente gate array MOSFET di tipo "Dutchess"
oppure "STL") e memorie RAM fabbricate da Siemens (in basso a destra).
La dimensione e l’organizzazione della scheda riprende quella delle schede SLT:
i connettori del backplane sono i medesimi, ma la densità dei punti di
saldatura per i piedini dei moduli è maggiore e si adatta al passo standard dei
circuiti integrati DIP. Le "piste" del circuito stampato (a più
strati, da due a sette) passano in mezzo a tali punti. I moduli MST sono formati
da una base (substrato) ceramico sulla quale trovano posto uno o più chip di
circuiti integrati, montati con la tecnica flip-chip; il contenitore metallico
è in alluminio stampato ed ha un massimo di 96 piedini. Contrariamente a quanto
accadeva coi moduli SLT, i componenti passivi sono collocati esternamente sotto
forma di array di resistori e condensatori (visibili nell’immagine alla
sinistra degli integrati di memoria). Le schede MST, multistrato a 6-7 strati
(due per l’alimentazione e quattro/cinque per i segnali) potevano ospitare -a
partire dal 1973- anche circuiti integrati DIP a passo "ordinario" (100
mil), in genere logica TTL a bassa/media scala di integrazione fabbricata da
terze parti e riportante sigle IBM. I "gate array" (matrici di porte
logiche) sono un tipo di circuiti integrati logici programmabili (PLD:
Programmable Logic Device) che non svolgono una funzione predefinita ma possono
essere configurati (programmati, appunto) per adattarsi a più compiti. Sono
stati introdotti negli anni Settanta da case quali MMI (col nome di PAL) e
Fairchild (come ULA, Uncommitted Logic Array). L’utilizzo dei PLD, tanto MOS
quanto TTL/ECL, nella fabbricazione dei calcolatori elettronici è stata
una prassi comune durante gli anni Ottanta. Questi componenti sono infatti
economici e consentono di progettare e realizzare sistemi digitali anche
complessi con relativa rapidità. IBM introdusse una serie di array logici
bipolari (TTL) da 100 porte logiche nel 1973 e successivamente nel 1975 una
serie MOSFET a maggiore densità di integrazione.
La logica "Dutchess" è
equivalente a circuiti logici TTL semi-custom (gate-array). Prende il nome dalla
contea dello Stato di New York (Dutchess County, appunto) dove si trovava
l'impianto IBM che li fabbricava (ad East Fishkill). Nei primi anni Ottanta IBM
impiegò anche altri tipi di integrati logici a media e larga scala di
integrazione fabbricati in proprio: più precisamente, la cosiddetta logica
"Streaker" (basata su PLA, Programmable Logic Array) utilizzata ad
esempio nel 3310, e l'Emerald (integrati TTL MSI). Gli ordinari integrati TTL
fabbricati da terze parti e recanti sigle (part number) IBM venivano invece
chiamati "VTL", o "Vendor Transistor Logic".
Scheda MST-4 di un mainframe IBM
3033 (1977). Questo tipo di schede è riconoscibile per la diversa
dimensione dei connettori di backplane rispetto a quelli delle schede MST
impiegate in altre macchine. Il 3033 è un'evoluzione del System/370, in
particolare del Modello 168; rispetto ad esso è più veloce (la CPU ha un ciclo
di 58 ns contro gli 80 del 168-3) ed impiega circuiti più "densi". La
CPU del 3033 ha inoltre una memoria cache ampia 64 KB. La logica impiegata è in
gran parte TTL e, in alcuni moduli, ECL.
La tecnologia di packaging impiegata nell'IBM 3033 è descritta
dettagliatamente nel capitolo 16, Large general-purpose and super-computer
packaging (D. Balderes, M. L. White, pag. 1087) del libro Microelectronic
packaging handbook (Tummala e Rymaszewski ed., Van Nostrand Reinhold 1989,
ISBN 0-442-20578-3). Questo libro è disponibile anche tramite GoogleBooks.
Una scheda simile a questa è raffigurata a pagina 1191. L'IBM
3033 impiega circuiti logici TTL a bassa densità di integrazione (SSI), con un
massimo di 10 gate logici per chip ("logic circuits", nella
denominazione IBM). Ciascuna scheda può contenere fino a 60 moduli MST-IV, per
un totale di 600 gate utili. Benché questo sia un valore ridottissimo rispetto
agli standard attuali, rappresentava già un notevole passo avanti rispetto alla
tecnologia impiegata nel System/370, di cui il 3033 è un'evoluzione diretta. I
moduli MST (primo livello di packaging) hanno un lato di 12,7 mm e sono dotati
di 16 piedini (pin), dei quali 12 di segnale e 4 di alimentazione, organizzati
in una griglia 4x4 con spaziatura di 3,2 mm. I chip logici sono montati nei
moduli con tecnica di tipo "flip-chip" e saldatura C4 (Controlled-Collapse
Chip Connection). Sulla scheda (secondo livello) trovano posto anche array di
resistori (in package 1 per 4 - i componenti bianchi nella foto sopra) e
condensatori di disaccoppiamento (neri, nella foto). La scheda contiene 2
livelli (layer) di segnale ed 2 di alimentazione; in tutto, ha 1.870 punti di
saldatura per i pin dei moduli MST. Questi punti possono anche essere impiegati
per la realizzazione di connessioni punto-punto con filo di rame saldato. La
lunghezza media delle interconnessioni in circuito stampato (PCB) per singola
scheda è di circa 25 metri. I connettori di backplane hanno in tutto 104 linee
(suddivise in due blocchi da 52), delle quali 84 di segnale e le rimanenti 20 di
alimentazione. Il backplane (carrier-board), terzo livello di packaging, ampio
330x220 mm, può ospitare fino a 20 schede. Questo tipo di connessione, scheda
su backplane, è noto come COB, acronimo di "Card On Board". A loro
volta le carrier-board sono organizzate, a gruppi di 20, in più blocchi detti
"frame" (quarto livello): due di essi compongono l’intera CPU del
3033, per una capacità utile totale di circa 200.000 gate logici. Uno dei
principali vantaggi dati dall’introduzione, nella serie IBM 3081, dei moduli
multi-chip TCM consiste nel molto maggior numero di gate logici utili
collegabili a parità di distanza di connessione elettrica tra chip (da 50 a 150
volte più che nel 3033). Un altro, non meno importante, è la notevole
riduzione dei tempi di ritardo nella trasmissione dei segnali tra chip e chip.
La logica TTL erano impiegata anche nei calcolatori della famiglia IBM 4300; ad
esempio, il 4341 utilizzava chip molto più "densi" del 3033, con un
massimo di 704 gate per chip, in package più avanzati e
chip di RAM con maggiore capacità (64 Kbit).
Struttura di un package IBM MST.
Scheda di memoria MOS IBM degli anni
Settanta (1979) con moduli MST contenenti due oppure quattro chip di DRAM ciascuno. Non
conosciamo con precisione a quale macchina appartenesse questa scheda, né la sua
esatta capacità.
Scheda MST IBM (1977) con TTL a media
scala di integrazione AMi. In alto a destra il dettaglio di uno shift-register.
CPU del calcolatore IBM System/38
(1978, vedi).
Questo predecessore dell’AS/400, molto avanzato per l’epoca, era interamente
fabbricato con circuiti integrati MOS LSI ed è stato tra
le prime macchine commerciali ad utilizzare chip di RAM dinamica (DRAM) MOS da 1
Mbit (al pari del mainframe IBM 3090 e del disk-controller IBM 3880). La
scheda che si vede qui è grande circa 45 x 30 cm. Vedi: http://www.cs.washington.edu/homes/levy/capabook/Chapter8.pdf.
Anche questa scheda, fabbricata nel
1984, è la CPU di un IBM System/38, con tutta probabilità una versione
successiva all'originale (vedi sopra). Dopo il suo debutto nel 1979, il System/38
è stato aggiornato due volte, nel 1983 e quindi nel 1986 con l'introduzione
della versione (modello) 700. Notare in alto a sinistra i particolari
dissipatori di calore di cui sono dotati quattro circuiti integrati
(probabilmente memorie).
Sull’IBM
System/38: http://www.corestore.org/38.htm;
http://ibmcollectables.com/gallery/view_album.php?set_albumName=album148.
Sull’hardware
IBM collezionabile, in generale: http://www.ibmcollectables.com/
(molto interessante!)
Una
delle schede costituenti la CPU di un calcolatore IBM Series/1 Model 3 o
IBM 4953 (1976, vedi),
realizzata con circuiti MST ed integrati TTL. Le macchine Series/1 erano
minicomputer a 16 bit prodotti tra il 1976 ed il 1985, popolari nelle
applicazioni industriali e come front-end processor in reti di calcolatori IBM.
Storicamente sono importanti perché rappresentano la
prima applicazione in ambito IBM del concetto di "intelligent adapter"
o "smart I/O", controller di periferiche dotati di loro propria
logica di elaborazione ed in grado di eseguire una serie di comandi dedicati
come se fossero semplici processori indipendenti dalla CPU principale del
sistema.
Vedi:
http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/vintage/vintage_4506VV4024.html;
http://www.btxmuseum.de/Hardware/geraet.asp?id=120.
Anche: http://www.vintagecomputer.net/ibm/Series1/;
http://www.research.ibm.com/journal/sj/221/ibmsj2201a2I.pdf.
Vedi:
http://www.tavi.co.uk/ps2pages/ohland/Bus-Evol.html
(evoluzione dei bus di I/O nelle macchine IBM); http://www.dvq.com/ads/IBMSeries1.pdf.
Una
delle schede costituenti la CPU di un minicomputer IBM System/1 Model 6
(IBM 4956), 1985. Contiene logica "Dutchess" (a sinistra), cioè gate
array LSI sviluppati da IBM e contenuti in package tipo MST e ordinari integrati
CMOS fabbricati da Intel, Siemens e NEC (nella parte destra). In alto a
sinistra, il package più alto di quelli circostanti è in effetti una specie di
modulo multichip contenente 4 chip di DRAM MOS (riporta la sigla "ESD"
= "Electrostatic Sensitive Device"). Nel dettaglio in basso a sinistra
si vede un Programmable DMA Controller NEC D8257C-5 che riporta tanto la
"normale" sigla quanto il "part number" di IBM. Nella
maggior parte dei casi i chip fabbricati da terze parti per IBM hanno solamente
quest'ultimo.
Questa scheda IBM (l’esemplare è
del 1988), facente parte della
logica di controllo di un’unità disco 3380-AK4 DASD del 1984 (14 pollici, 4
GB), mostra diversi tipi di package derivanti da quello originariamente
impiegato coi circuiti MST. Dispositivi di questo genere fanno ammattire i
collezionisti di chip perché sono difficilmente identificabili. Le sigle
riportate sul package sono infatti "part number" IBM che in mancanza
degli schemi costruttivi è pressoché impossibile ricondurre alle particolari
funzioni svolte dagli integrati corrispondenti. In genere si tratta comunque di
gate array LSI/VLSI. Questi integrati IBM sono contenuti in package di 28 x 28
millimetri con substrato ceramico, fabbricati con tecnologia MCMT (vedi: http://www.research.ibm.com/journal/rd/263/ibmrd2603C.pdf).
Stando ad una discussione nel forum di CPU-World (vedi,
è richiesta la registrazione per partecipare), le sigle "IBM22,
"IBM52", "IBM3422", "IBM7070", "IBM9314"
e così via identificano probabilmente l’impianto nel quale sono stati
fabbricati i chip che le riportano.
Scheda IBM (1984) con integrati in
"stile MST", TTL ordinari, un modulo multichip (RAM) ed un integrato
PGA, questi ultimi fabbricati da Mitsubishi.
Scheda IBM ISA a 16 bit (per PC AT)
con componenti in parte simili a quelli della scheda precedente; in questo caso,
in luogo degli integrati MST sono utilizzati comuni gate array CMOS Toshiba da
500 e 1.000 porte NAND equivalenti (serie TC15). A sinistra si vede anche una
CPU i8088 e, in alto a destra, un controller di memoria DRAM i8203.
Scheda della CPU di un calcolatore IBM
4341 (1981, in basso a destra), più precisamente essa contiene la memoria
di controllo (control storage). Questa macchina, annunciata nel 1979 e prodotta
fino al 1986, era il secondo membro in ordine cronologico della famiglia IBM
4300. Utilizzava circuiti TTL a larga scala di integrazione (LSI) tanto nella
memoria quanto nelle unità di calcolo. La CPU era realizzata con la tecnologia
cosiddetta "COB" (Card On-Board) che prevedeva l’impiego di
moduli multichip come quelli visibili qui sopra (i due componenti più grandi)
ciascuno dei quali poteva contenere un massimo di nove circuiti integrati. Tali
moduli (vedi)
a base ceramica multistrato (contenente le interconnessioni tra i vari chip)
hanno 361 piedini e contengono l’equivalente di circa 700 circuiti MST del
tipo di quelli usati nei System/370 (a 16 piedini). Le schede sono circuiti
stampati a 6/7 strati con connettori di backplane ad alta densità (vedi
l’articolo originale IBM: http://www.research.ibm.com/journal/rd/255/ibmrd2505X.pdf,
pagg. 12 e 13). Questi moduli multichip utilizzano la tecnologia MCMT (Metallized
Ceramic Module Technology) introdotta nel 1973 con i primi gate array TTL da 100
porte (vedi sopra) ed impiegata anche nei circuiti della CPU del System/38 e di
moltissimi altri prodotti IBM fino agli anni Novanta (vedi ad es. la scheda del
3380, più sopra). Vedi anche: http://www.research.ibm.com/journal/rd/271/ibmrd2701D.pdf.
Durante gli anni Settanta si affermano
le memorie a circuito integrato, che in breve tempo soppiantano la tecnologia
allora dominante, quella dei nuclei magnetici (magnetic core). Qui vediamo una
scheda di memoria RAM IBM da 16 KB utilizzata nel calcolatore System/34 (vedi,
l’esemplare è del 1976) contenente chip di memoria MOS da 512 byte l’uno
collocati a coppie, in alcuni casi due sovrapposte, in package ceramici di tipo MST (vedi in basso a destra,
immagine tratta dal Web). In basso a sinistra un’immagine che dà l’idea del
risparmio di dimensioni ottenibile impiegando memorie a circuito integrato in
luogo di quelle a nuclei. Questo tipo di scheda RAM è stata impiegata anche
nell'IBM 5100.
Scheda del 1981 proveniente dalla CPU
di un calcolatore Burroughs B90 contenente tre gate array fabbricati da AMi.
Integrati di questo tipo sono stati utilizzati anche, alla fine degli anni
Settanta, nei calcolatori commerciali Burroughs B80. Notare i particolari
package ceramici a 51 piedini che ricordano il PGA. Vedi: http://www.cpu-world.com/CPUs/Odd.html.
Scheda CPU (Processor Card) di un
minicomputer Burroughs B80, 1975/1976. E' realizzata con gate array (ASIC)
fabbricati da AMi (American Microsystems Inc.) e memorie PROM. Ciascun gate
array ha una complessità equivalente a circa 150 porte NAND TTL. Il B80 è
stato uno dei primi computer commerciali, se non il primo, la cui CPU era
interamente realizzata con dispositivi a larga scala di integrazione. L'immagine
riproduce la prima versione della scheda CPU, che successivamente è stata
aggiornata con un modello più compatto.
Vedi: http://www.picklesnet.com/burroughs/descriptions/b80.htm,
http://www.computermuseum.org.uk/machines/burroughs_b80.html.
Scheda Amdahl (1984) contenente
integrati TTL della Serie 74 e gate array Fujitsu da 300 porte logiche. Amdahl
è stato uno dei principali fabbricanti di hardware compatibile con i mainframe
IBM. Questa scheda apparteneva ad un Communication Processor utilizzabile con i
calcolatori della serie 4300.
Scheda Amdahl del 1982 fabbricata con
gate array LSI Fujitsu (MOS) da 300/500 porte logiche ciascuno, contenuti in
insoliti package metallici PGA di colore nero.
Scheda Amdahl (1988) con gate array
CMOS Fujitsu MB15 e, nella parte sinistra, integrati e gate array ECL
fabbricati sempre da Fujitsu.
Scheda di memoria RAM per calcolatore
Fujitsu, con gate array CMOS della serie MB15, che possono contenere a seconda
del modello da 300 a 3.000 gate logici utilizzabili. I moduli di memoria sono
multichip ceramici ciascuno dei quali contiene 8 integrati da 64 Kbit.
Altro esempio di scheda Amdahl (1989) con gate
array CMOS fabbricati da Fujitsu, appartenenti alla serie MB650 (vedi).
Questi dispositivi fabbricati con processo Silicon-gate contengono, a seconda
del modello, da 400 ad un massimo di 15.120 gate ("porte", o funzioni
elementari) logici utilizzabili, unitamente ad una memoria RAM dalla capacità
massima di 64 Kbit. Gli integrati PGA neri sono gate array da 6.000 porte;
quello al centro della scheda (MB605502) ha invece una capacità di 15.000 porte
(gate) utilizzabili. Sulla scheda c'è anche un microprocessore 6809 (in basso a
destra).
Dettaglio di una scheda Amdahl/Fujitsu,
1994, con 6 gate array CMOS Fujitsu da 6.000 e 15.000 porte NAND equivalenti.
Scheda di processore in virgola mobile
(FPU) realizzata con gate array CMOS di LSI Logic e memorie SRAM Cypress,
proveniente da un'apparecchiatura per TAC (Tomografia Assiale Computerizzata)
prodotta da STAR Systems e basata su minicomputer Data General MV-7800 (circa
1988).
Scheda di macchina per risonanza
magnetica (fabbricante sconosciuto) con vari tipi di ASIC VLSI e moltiplicatori
hardware 24×24 bit Analog Devices ADSP-1024A (1996).
Scheda della CPU di un mainframe
Burroughs "Series A", 1984, realizzata con gate array ECL
fabbricati da Motorola (MCA1/MCA2), vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Burroughs_large_systems.
La maggior parte dei calcolatori di questa famiglia vennero impiegati in
applicazioni commerciali (database, contabilità e così via).
Dettaglio di un gate array ECL VLSI,
col suo particolare dissipatore di calore, fabbricato da Motorola ed
impiegato nella scheda di memoria di un calcolatore Burroughs Series A (1990).
Scheda CPU di calcolatore Unisys
2200/100 (1986), realizzata con gate array e memorie CMOS. Unisys nacque nel
1986 dall’unione di Sperry Corporation con Burroughs Co. Le macchine Unisys
della serie 2200 erano mainframe con architettura a 36 bit, compatibili con la
famiglia Sperry/UNIVAC 1100, progettati per eseguire soprattutto applicazioni
commerciali sviluppate in linguaggio COBOL. Durante gli anni Ottanta e fino alla
metà dei Novanta furono molto popolari, in modo particolare negli USA, come
alternativa ai mainframe IBM. I modelli di minor potenza utilizzavano integrati
LSI CMOS (prodotti in collaborazione con Texas Instruments), quelli più potenti
invece impiegavano componenti ECL (Motorola). Alcuni articoli riguardanti questi
calcolatori sono elencati qui: http://www2.computer.org/portal/web/csdl/doi/10.1109/MAHC.2007.16.
Installazione di un calcolatore Unisys
2200.
Scheda della CPU di un mainframe
Hitachi Data Systems (HDS), 1990, con gate array CMOS fabbricati dalla
stessa Hitachi. La HDS venne fondata nel 1989 a seguito dell'acquisizione da
parte di Hitachi ed Electronic Data Systems della divisione Advanced Systems di
National Semiconductor, che già da molti anni era presente nel settore dei
mainframe "IBM-compatibili" attraverso la Itel Computer Products. HDS
produsse e commercializzò mainframe e server compatibili con le architetture
IBM fino al 1999, quando decise di dedicarsi esclusivamente alle memorie di
massa (principalmente hard disk). La grande popolarità raggiunta dai mainframe
System/360 e, soprattutto, /370 fece sì svariati produttori si dedicassero alla
realizzazione di sistemi - in particolare di fascia media - compatibili a
livello software con gli originali IBM. Quasi tutte queste macchine si basavano
su componenti standard (TTL o gate array MSI) non particolarmente evoluti dal
punto di vista tecnologico, ma indubbiamente più economici di quelli utilizzati
dalla IBM stessa. Un tipico esempio di produttore di mainframe IBM-compatibili
è rappresentato dalla Amdahl, poi confluita in Fujitsu. La maggior parte dei
sistemi Amdahl, ovvero quelli entry-level e quelli di fascia media, erano basati
su logica TTL a bassa e media scala d'integrazione, in forma di integrati
standard oppure di gate array fabbricati da Fujitsu. Come ricordato in un'altra
parte di questo sito, negli anni Ottanta ad essi si aggiunsero componenti MOS e
CMOS LSI. Altri costruttori seguirono il medesimo percorso, disputandosi quote
del ricco mercato dei mainframe con architettura IBM 370. Ricordiamo ad esempio
NCR, Siemens, Fujitsu, Unisys e Mitsubishi. La presenza della Hitachi nel mercato dei
mainframe risale al 1977, anno in cui alla joint-venture tra la stessa Hitachi
e National Semiconductor la Itel (che all'epoca si occupava della fornitura in
leasing di sistemi IBM) affidò il compito di sviluppare in proprio una famiglia
di mainframe compatibili con l'IBM System/370. Tali macchine ebbero un
discreto successo iniziale, anche grazie ad un'aggressiva politica commerciale,
finché una serie di importanti sviluppi tecnologici ed architetturali consentì
ad IBM di produrre sistemi caratterizzati da migliori rapporti
prezzo/prestazioni rispetto ai concorrenti "compatibili" (Amdahl, NCR,
Prime, Control Data...). Ad esempio, IBM si "convertì" alla
tecnologia MOS (ed alla CMOS in particolare) in anticipo rispetto agli altri fabbricanti, che
ebbero la grave colpa di non riconoscerne subito le potenzialità. Vi fu inoltre
tra National Semiconductor ed IBM una serie di cause per violazione di
brevetti e proprietà intellettuali, che si protrassero anche dopo la formazione
della HDS e ne limitarono sensibilmente la capacità di penetrazione nel mercato
statunitense. In Europa questi mainframe ebbero scarsa diffusione, a differenza
di altri sistemi "370 compatibili" di Amdahl/Fujitsu, NCR e Siemens
Nixdorf. I gate array CMOS che si vedono nella scheda qui sopra sono
contraddistinti da un tipico package PGA sviluppato da Hitachi ed usato in
maniera pressoché esclusiva, grazie alla protezione offerta da una serie di
brevetti; esso ha la caratteristica di disperdere il calore prodotto durante il
funzionamento in modo più efficiente dei tradizionali package PGA in uso
all'epoca, ciò che limita sensibilmente la necessità di usare dissipatori di
calore (heat spreader) ed il flusso minimo di aria di raffreddamento per unità
di superficie. Hitachi impiegò gate array con questo tipo di contenitore anche
in altri suoi prodotti, ad esempio dischi rigidi.
Scheda di supercomputer Cray Y-MP
(1988). Questo calcolatore vettoriale (vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Cray_Y-MP)
era un'evoluzione del precedente modello X-MP,
con estensione degli indirizzi da 24 a 32 bit. La CPU era realizzata con gate
array VLSI ECL (vedi)
fabbricati da Motorola (vedi sotto un dettaglio) e veniva raffreddata a liquido
(i tubi del refrigerante si connettono alla parte destra della scheda).
Una macchina Y-MP poteva contenere due, 4 oppure 8 processori vettoriali (vector
processor, vedi),
ciascuno dei quali capace aveva una velocità di calcolo pari a 333 MFLOPS
(valore di picco). La RAM variava da 64 a 512 MWord ed era di tipo statico (SRAM).
Nel 1992 venne realizzata una versione più economica (Y-MP EL) basata su
integrati CMOS. Il Cray Y-MP è stato il
primo supercomputer commerciale con velocità di calcolo superiore a 1 GFLOP.
Vedi: http://www.flickr.com/photos/stiefkind/sets/72157604186511426/;
http://www.flickr.com/photos/stiefkind/sets/72157622231890941/.
Una scheda simile: http://www.computermuseum.org.uk/fixed_pages/cray_YMP_card.html.
Qui si vedono i tubi
del refrigerante: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cray_Y-MP_-_Big_Iron_vertebrae.jpg.
Anche: http://picasaweb.google.com/lh/photo/L3-otTfdvfxTvufB_lTH1g.
Dettaglio di uno dei gate array ECL.
Vedi: http://www.fondazionegalileogalilei.it/museo/collezioni/grandi_calcolatori/schede_grandi_calc/cray.html (grandi
calcolatori nel Museo degli Strumenti per il Calcolo, Pisa)
Anche: http://xoomer.virgilio.it/cmaccher/web_dispense/File/Storia_2.pdf
Sull'architettura
dell'Y-MP: http://archive.computerhistory.org/resources/text/Cray/Cray.EASeries.1988.102646184.pdf.
Sull'evoluzione
del calcolatori Cray: http://www.cray.com/Assets/PDF/about/CrayTimeline.pdf.
Anche: http://www.spikynorman.dsl.pipex.com/CrayWWWStuff/Cfaqp1.html;
http://parallel.ru/history/vector_history.html.
Anche: http://www.scientificcomputing.com/driving-the-need-for-computing.aspx.
Anche: http://www.cs.clemson.edu/~mark/admired_designs.html.
Vedi (Cray Y-MP EL): http://en.wikipedia.org/wiki/Cray_Y-MP;
http://www.flickr.com/photos/stiefkind/3935395240/.
Anche: http://www.cs.cmu.edu/~scandal/info/YMP-EL.
Anche: http://nwmstest.ecmwf.int/services/computing/overview/supercomputer_history.html.
Esempio di
installazione completa per un supercomputer Cray Y-MP.
Scheda IBM con ASIC
Toshiba CMOS del tipo macrocell, serie TC17G (1991). Questo tipo di integrati,
realizzati con processo HCMOS, Si-gate, doppio livello di metallizzazione, 2
micron, può contenere da 540 fino a 10.000 gate logici S-TTL utilizzabili.
Vedi: http://www.ic-on-line.cn/IOL/datasheet/tc17g032_209630.pdf.
La scheda apparteneva ad un IBM 3880 Cached Storage Controller (vedi: http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/storage/storage_PH3380A.html),
un processore di I/O usato per controllare stringhe (gruppi) di unità disco IBM
3380. In basso a sinistra, dettaglio di un chip (modello TC17G080 da 8.000 gate,
100 MHz - 1,5 ns, package PGA con 174 pin; sulla scheda ci sono anche un G100 da
10.000 gate e alcuni G060 da 6.000 gate). La logica del 3880 è realizzata con
tecnologia mista, CMOS e bipolare; con quest'ultima IBM ha fabbricato circuiti
logici da 1.500 ed in seguito da 5.000 gate. Il 3880 è stato uno dei primi
sistemi IBM ad impiegare chip di DRAM da 1 Mbit (vedi ad esempio questa pagina: http://www-03.ibm.com/ibm/history/exhibits/vintage/vintage_4506VV3131.html).
Vedi: http://www.patents.com/Method-controlling-processor-access-inputoutput-devices/US4812968/en-US/.
Con l'affermarsi dei circuiti
integrati VLSI CMOS, in particolare dei circuiti custom e semi-custom (gate
array, standard cell ecc.), molte architetture di minicomputer e mainframe degli
anni Settanta ed Ottanta implementate originariamente con logiche a bassa e
media densità furono aggiornate alle nuove tecnologie, ottenendo notevoli
risparmi di spazio e guadagni in termini sia di velocità operativa che costo di
produzione. Qui sopra si vede la versione VLSI della CPU a 16 bit del minicomputer Nixdorf
8870/Quattro mod. 86, realizzata nel 1988 con integrati LSI Logic (gate array). I primi
membri di questa famiglia di calcolatori facevano uso di logica TTL discreta
oppure di bitslice AMD 2901. Il Nixdorf 8870, derivato dal precedente modello
820 (anni Settanta), ha avuto in Europa un buon successo come minicomputer per
applicazioni commerciali, in particolare nel settore bancario, oltreché come
controller centralizzato di registratori di cassa. Esso appartiene alla
variegata famiglia Nixdorf 88xx, prodotta dal 1973 fino alla fine degli anni
Ottanta.
Vedi: http://www.whiteberry.de/anleitungen/56-8870-grundlagen/102-nixdorf-quattro-8870-die-grundlagen.html.
Anche: http://de.wikipedia.org/wiki/Nixdorf_Computer;
http://en.hnf.de/default.asp.
Foto di un Nixdorf 8870
mod. 15: http://www.rauch-grapengeter.de/dafc/rauch_axel/NIXDORF8870m15.jpg.
Vedi anche: http://www.antonis.de/busbasic/index.htm.
Curiosa discussione
sulla scoperta di un vecchio Nixdorf 8870: http://www.hwupgrade.it/forum/archive/index.php/t-171569.html.
Video di una visita al
museo della Nixdorf: http://www.youtube.com/watch?v=NUHqYQ98l1c&feature=related.
Scheda CPU di
minicomputer Wang 2200CS, 1984. E' un altro ottimo esempio di passaggio
di un'architettura degli anni Settanta, in questo caso quella del Wang 2200,
inizialmente realizzata con componenti TTL a piccola e media scala di
integrazione (ad esempio l'ALU bitslice 74181), ad una più recente versione
fabbricata con integrati VLSI CMOS - come ad esempio è accaduto alla famiglia
NOVA di Data Genaral. L'ultimo gradino dell'evoluzione del 2200 è stata, nel
1986, la sostituzione di questo tipo di processore proprietario con un generico
Intel 386DX sul quale veniva emulata l'architettura hardware preesistente. Il
Wang 2200, introdotto nel 1973, è stato nelle sue diverse versioni un longevo e
discretamente popolare minicomputer a 8/16 bit, costruito attorno ad un progetto
di CPU microprogrammata risalente alla fine degli anni Sessanta. Per questo
sistema la Wang rese disponibili molte diverse periferiche ed una buona
dotazione di software, che contribuirono alla sua diffusione soprattutto negli
Stati Uniti. Il 2200, come alcuni microcomputer della prima generazione, era
dotato di un potente interprete BASIC contenuto nella ROM di sistema, il che gli
consentiva di essere operativo pochi secondi dopo l'accensione.
Vedi: http://en.wikipedia.org/wiki/Wang_2200;
http://www.wang2200.org/.
CPU Data General (1989) realizzata
impiegando gate array CMOS Motorola da 5.000 porte logiche ciascuno.
Errata
corrige - Stando ad un'immagine pubblicata in questa
pagina, si tratterebbe della CPU di un Data General Aviion, probabilmente un
AV4600 o un AV4625 (vedi http://badabada.org/aviion.html,
dove per entrambe queste macchine è riportata la frequenza di 33 MHz). Dunque
questa scheda dovrebbe contenere uno o due processori Motorola 88100, che per
parte mia non ho mai visto in questo tipo di package.
Fino a tempi relativamente recenti
(metà anni Novanta), con l'avvento di microprocessori dalle elevate prestazioni
in virgola mobile e di ASIC nei quali possono essere integrati core (nuclei) di
processori dalle capacità di calcolo altrettanto buone, in alcune applicazioni
specialistiche soprattutto nell'ambito dell'elaborazione digitale dei segnali si
è preferito utilizzare componenti a più ridotta scala di integrazione, però
adattabili alla creazione di architetture personalizzate. Su questa scheda Evans
& Sutherland del 1993 si vedono a sinistra un'ALU a 32 bit floating-point
L64134GC-50 di LSI Logic e a destra una FPU Weitek 3364-050, entrambi
funzionanti a 50 MHz. La FPU Weitek, all'epoca concorrente della Texas
Instruments 8847 dalle caratteristiche simili, ha una potenza di calcolo di
circa 32 MFLOPS in doppia precisione.
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dei microprocessori - Pagina 2 (Before micros - Page 2)