About UMMR

My museum currently hosts: 232 complete systems (PCs, workstations...), 329 telecom and networking items, 409 mass storage items, more than 2,600 chips and CPUs, more than 1,000 cards, boards etc., 200+ vintage boxed softwares, more than 550 computer-related books, 150+ vintage computer magazines, 400+ vacuum tubes... and it's growing larger

More than 1,600 items in this web site

>>> PROFESSIONAL/BUSINESS MACHINES IN THE MUSEUM <<<

DEC: PDP-11/44, MicroVAX II, MicroVAX III, MicroVAX 3100, VAX 4000/300, DECstation 5000/133, DECstation 5000/240, Alpha 3000, Personal Workstation 433a, PC Lpv+ 433sx, Celebris XL5120  - Intergraph: Series 2700, TD40 - IBM: System/23, 5364 (S/36-AT), PS/1 2011, PS/1 2133, PS/2 Model 30 (3), PS/2 Model 30-286, PS/2 35SX, PS/2 55LS-486, PS/2 55SX-486, PS/2 55SX (2), PS/2 Model 60 (3), PS/2 Model 50, PS/2 70/386 (4), PS/2 Model 70-486 (3), PS/2 8570-121, 6150/B25, PS/2 Model 80 (3), PS/2 Model 90 (CPU complex Type 4P), PS/2 Model 90 (CPU Type 3), PS/2 Model 90 (CPU Type 4Y), PC350, PC 750 (PCI/MCA), RS/6000 43P-140 (3), RS/6000 44P-270, RS/6000 320, RS/6000 39H (2), RS/6000 390, RS/6000 34H, RS/6000 7009, RS/6000 7011 (3), RS/6000 7013-J50 (2), RS/6000 7015-C30, PC XT, PC XT-286, PC AT, PC XT Convertible, PC Server 330 8640, Netfinity 5000, Netfinity 5500,  AS/400 9404-B10, AS/400 9404-B20 (2), S/36 5362 - Apollo: Domain 3000 (2), Domain 3500 - Apple: Apple II (2), Macintosh SE, Macintosh Classic, Macintosh II FX, Macintosh IIsi, Macintosh IIci, Macintosh LC475, Macintosh Quadra 610, Macintosh Quadra 700 (2), Quadra 900, Macintosh Performa 400, PowerMac 4400 (2), PowerMac 6100/60, PowerMac 6100/66 (2), PowerMac 7100/66av, 7100/66, 7500/100, Power Macintosh 8500, Power Macintosh 9500, PowerMac 6500, PowerMac G3 Blue (4), G3 desktop (2), Power Macintosh 7500/100, 7100/80 (2), PowerMac G5 A1047 (2) - Bull: Escala DPX/20, DPX/20-300, DPX/20-200 - Honeywell Bull: MP-M45, Micral 45 (2) - Sun Microsystems: 386i, SPARC Classic, SPARCstation IPC, SPARCstation 2 (2), SPARCstation 10 (6), SPARCstation 20 (3), Ultra 1 (2), Ultra 2, Ultra 5, Ultra 10 - HP: 9000/310, 9000/320 (2), 9000/350, 9000/400, Apollo 715/100, Apollo 710 (68040), HP/Mentor Graphics Series 700 Model 720, Visualize D160, NetServer E30, HP 85 (2), HP 86, HP 87, 9820, 9825B, 64000 (2), HP 150, HP 250, Kayak XU, Kayak XW, Vectra VL - Compaq: Deskpro 286 (2), Deskpro 386 (2), Deskpro 386/20E, Deskpro 6150, Deskpro XL5120, XL5100, XL466, Deskpro 386/20E, Deskpro 386E, Deskpro 386M, Deskpro 486S, Deskpro 486/33M, Deskpro 486/25, Prolinea 3/25S, Prolinea 575E, Professional Workstation AP400, Professional Workstation (dual Pentium Pro), Proliant 800, Proliant 2500, Proliant 5000 (quad Pentium Pro), Proliant 6400, Proliant 6500  - Olivetti: P652, L1-M54, LSX 3005, LSX 3010, LSX 5010, M19, M20, M20DP, M24, M24SF, M240, M290S, M380/40, M380/486, M380 XP3, M380C, M350, M4-40, M6-680, P700, P750, P800, CP486, ET2010/HS, ETV300  - Silicon Graphics: Indy, Indigo 2 Purple, Indigo 2 Impact 10000, Indigo 2 Blue, Octane - Amstrad: PC512, PC1640, PC1640-HD20, PCW9512  - AST: Premium 486/33 - Commodore: Amiga 2000, 128D - Zenith: Z386SX, Z486SX-20E - Nixdorf: 8870, RM-400  - Philips: PCD-100 - NCR: PC202 - Sperry: PC 8088 - Wang: Professional Computer-S1 (2) - Intel: 386 personal workstation, 486 personal workstation, System 320 Multibus - Dell: Optiplex 433/L, Optiplex 4/66 - Unisys: 5606i (P60) - Epson: EL3s, PC AX2, PC-286

>>> MY WORKSTATIONS <<<

HP Z600 (W10, my main PC), Dell Precision T7600 (W10), HP XW9400 (W7), HP XW6600 (W8.1), Dell Precision T5500 (W7), Dell Precision T3500 (Vista Ultimate), Dell Precision 380 (Vista Business), IBM Intellistation ZPro 6221 (3Dlabs Wildcat4 7110 - XP Pro), IBM Intellistation ZPro 6223 (Vista Business), IBM Intellistation ZPro 6866 (Intergraph Intense3D 3400 - XP Pro), IBM Intellistation ZPro 9228 (W7), IBM Intellistation MPro 6850 (2, Windows 2000 SP4 - XP, Intense3D Wildcat 4110), IBM Intellistation APro 6217-275 (Vista Business), IBM PC 365 (Windows 2000 SP3), Apple MacPro A1186 (MacOS 10.7), Apple PowerMac G5 A1047 (MacOS 10.5.8), Apple PowerMac G5 A1177 (MacOS 10.5.8), Apple PowerMac G4 QuickSilver (MacOS 10.4), Apple PowerMac G4 MDD (2, MacOS 10.5), Apple PowerMac G4 Graphite (MacOS 10.3)

>>> MY SERVERS <<<

HP DL740 (Windows Server 2003 Enterprise), HP DL585-G2 (Windows Server 2003 Enterprise), HP DL580-G5 (Windows Server 2008 R2), Compaq ProLiant 6400/DL580-G1 (Windows 2000 Server), IBM xSeries 440 (Windows Server 2003), IBM X3850 (2, Windows Server 2008) 

 

UMMR: che cos'è?

UMMR è un museo privato italiano, nato nel 1994 a Udine (vedi, oppure visualizza in GoogleMaps), dedicato alla storia dell'informatica ed in particolare a quella dei microprocessori, delle loro tecnologie costruttive ed applicazioni. Raccoglie soprattutto chip (circuiti integrati), componenti di elaboratori, memorie, schede e documentazione, in secondo luogo macchine e sistemi completi. Una sua consistente parte è dedicata all’evoluzione della tecnologia delle memorie RAM e delle memorie di massa, magnetiche ed ottiche. Lo scopo principale di UMMR è preservare testimonianze della rapida evoluzione tecnologica dei calcolatori elettronici, cosicché sia possibile delinearne una storia il più possibile precisa e completa.

many new systems are coming

Il museo in poche parole

Una doverosa premessa: l'aspetto del sito è volutamente e dichiaratamente "vecchia scuola" o, se preferite, vintage. Ho testato personalmente la corretta visualizzazione con browser datati. Seconda premessa: come l'abitazione del sottoscritto è "un poco" (giusto un poco) in confusione. Mi rimetto alla pazienza del visitatore e spero comunque che proprio per questa sua caratteristica dia soddisfazione almeno a quelli ai quali, come a me, piace rovistare in cumuli di materiali alla ricerca di qualcosa di interessante. Non si dice forse che chi cerca trova?

Ho incominciato ad interessarmi alla storia dell'informatica ed a quella dei microprocessori nel 1994. Più o meno nello stesso periodo ho iniziato la mia collezione di "hardware obsoleto", cioè di componenti, schede e macchine complete. Nel corso di questi anni ho raccolto una quantità di materiali che vanno in gran parte dagli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Novanta. In questo sito potete vederne solo una parte relativamente piccola: mancano, ad esempio, i dischi rigidi (ne ho circa 400 "d'epoca", dalle unità a 14 pollici fino a quelle moderne a 3,5'') e le altre memorie di massa, i vecchi libri dedicati all'architettura dei calcolatori ed i manuali, molti computer completi ed una quantità di schede e circuiti integrati, dal momento che per ragioni di tempo e spazio ho scelto di pubblicare solo le foto dei pezzi storicamente più interessanti. Il mio sogno - chi mi conosce lo sa bene - sarebbe realizzare un vero museo, ordinato e visitabile, liberando così da scatole, cantine, garage e soffitte vari i circa 5.000 pezzi della mia raccolta. Il modello ideale è per me il bellissimo Museo della Grande Guerra di Kotschach-Mauthen (vedi), che pur non avendo nulla a che vedere con la storia dell'informatica è a mio avviso un perfetto esempio di come andrebbe organizzato e gestito un museo in modo tale da renderlo vivo ed interessante per tutti. Un altro museo privato che mi piacerebbe prendere come modello è il museo di storia dei telefoni allestito in una stazione ferroviaria dismessa di Amburgo, il cui sito Web oggi purtroppo non è più in linea. Nell'attesa di trovare spazi (e fondi) per un'operazione del genere, continuo ad ingrandire un poco per volta la collezione, badando soprattutto ai pezzi più rappresentativi dell'evoluzione e dei reali utilizzi dei computer, e volutamente tralasciando le rarità fini a se stesse. So benissimo che tutti noi collezionisti ci portiamo dentro il desiderio di avere "il pezzo che nessun altro ha": aspirazione legittima, non c'è dubbio, ma il mio obiettivo è raccontare la storia dell'informatica, non mettere insieme una raccolta di oggetti unici. Allo stesso modo io non intendo essere un puro e semplice collezionista di chip (CPU, microprocessori, chiamateli come volete): li raccolgo in funzione della loro importanza storica, non in base alla rarità od all'aspetto più o meno inconsueto. Questa mia collezione è cominciata proprio pensando alla storia dei microprocessori, come dice il nome stesso del museo. UMMR, Utinensis Museum of Microprocessor Revolution, è un acronimo bilingue inglese/latino. L'inglese, banalmente, è la lingua "ufficiale" dell'informatica. Il latino è un omaggio al Liceo scientifico G. Marinelli di Udine che ho frequentato e che mi è rimasto nel cuore: un po' di nostalgia ci vuole... Poi, col passare degli anni, si è man mano estesa a coprire la storia del calcolatore elettronico in senso più generale. Attualmente UMMR è un museo (diciamo ancora un museo virtuale) dalle molte facce: accoglie materiali fra loro molto diversi, ma non si focalizza esclusivamente su nessuno di essi. L'unico filo conduttore che lo attraversa tutto è, come ho detto, la storia dei computer. Oggigiorno l'interesse per la storia dell'informatica, inizialmente concentrato soprattutto negli Stati Uniti, si è diffuso anche in Europa e negli altri continenti. L'Italia non è da meno: ci sono tanti appassionati e belle iniziative portate avanti sia da enti ed Università (es.: http://www.fondazionegalileogalilei.it/museo/museo.html) che da privati volonterosi (ad es.: http://www.museoinformatica.it/). A tutto ciò si aggiunge il crescente interesse per il retrocomputing, come ci si può facilmente rendere conto osservando il buon numero di mostre, incontri di scambio, piccole manifestazioni che ogni anno si organizzano su questa tematica. Lo sviluppo di Internet e dei social network ha ampliato moltissimo le opportunità per gli appassionati di conoscersi, comunicare, scambiare esperienze ed informazioni. Quando ancora i motori di ricerca non esistevano o muovevano i loro primi passi era molto difficile, alle volte impossibile, reperire notizie dettagliate su macchine o loro parti non più in commercio, senza contare che l'amato/odiato Ebay è diventato un formidabile mercato di materiali storici affiancandosi ai tradizionali canali dello scambio, delle fiere e dei "rottamai". Negli anni Novanta certe informazioni si potevano trovare solamente su vecchi libri e riviste del settore, a patto di riuscire a scovare una biblioteca che le avesse conservate (l'Università di Udine, ad esempio, aveva in catalogo tutti i numeri di Byte). Oggi cercare e trovare notizie su hardware vecchio di decenni è molto più facile; centinaia di collezionisti in tutto il mondo pubblicano foto e dati nei loro siti e tutti possono essere raggiunti via Web. Mi auguro quindi che l'interesse per la storia dell'informatica continui a diffondersi, assieme alla consapevolezza che salvare dalla distruzione le macchine di un tempo significa preservare le testimonianze di un'evoluzione non solo tecnologica ma anche sociale, che ci ha condotto in pochi anni dalla carta e penna al mondo iper-connesso nel quale, voglia o no, viviamo i nostri giorni.

Eccomi qua nel lontano 1999 (perbacco, una foto del passato millennio!) alla prima mostra che ho organizzato a Udine con i miei vecchi dischi rigidi. Detto che senza barba faccio fatica a riconoscermi, nella foto tengo la mano su un IBM 3380; a destra c'è un IBM 3370, a sinistra il complesso disco+controller di un IBM PS/2 Modello 50. A destra in basso un IBM 0681 "Redwing" del 1988: questo disco ESDI da 857 MB è stato il primo hard disk commerciale ad usare la tecnologia PRML. Detto per inciso il 3370 è stato il primo disco con testine thin-film. Se vi interessa un po' di storia dei dischi IBM l'immancabile pagina di Wikipedia vi può dare una mano: http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_IBM_magnetic_disk_drives. E chi legge più le enciclopedie di carta?

Passa il tempo, crescono barba e museo, qui è arrivato il 2011 ed ho in mano un'unità di memoria plated-wire appartenuta ad un computer UNIVAC 1110. Per quanto possa sembrare strano questo tipo di memoria, sviluppato negli anni Cinquanta, è stato utilizzato ancora nel 1990 nel computer di controllo del telescopio spaziale Hubble. D'altra parte anche le memorie a nuclei magnetici hanno avuto vita lunga nel settore aerospaziale, principalmente perché molto resistenti ai disturbi elettromagnetici ed alle radiazioni, ovviamente più intense nello spazio che sulla Terra. Detto per inciso il PC alle mie spalle è un HP/Compaq XW6000, una delle workstation Xeon che più mi piacciono, assieme all'IBM Intellistation Z Pro 6221.

Al lavoro con la mia workstation preferita, una macchina IBM PC365 con doppio Pentium Pro a 180 MHz, predecessore della famiglia Intellistation.

Con uno dei miei ultimi restauri del 2019 (Tektronix 7D10).

Un IBM PS/2 Modello 30 in restauro po' di anni fa (dovrebbe essere il 2007 o giù di lì). L'analizzatore logico è un HP 1615A, l'oscilloscopio un HP 54100.

Alcune macchine della mia collezione ospitate temporaneamente in un bagno perché in soffitta entra acqua dal tetto!

Un'altra veduta "artistica" del bagno più informatico d'Italia!

"The Mighty Micro - The Impact of the Computer Revolution" di C. Evans (1979) è un libro (tradotto in italiano col titolo "Micro - La rivoluzione dei Personal Computer"), scritto durante i primi anni del boom dei microprocessori, in cui l'autore descrive l'avvento della microelettronica come una vera e propria rivoluzione non solamente tecnologica, ma anche e soprattutto sociopolitica. Secondo Evans entro il 2001 la società intera sarebbe stata profondamente cambiata, in quasi tutti i suoi aspetti, dalla massiccia diffusione dei personal computer. Benché alcune delle sue previsioni si siano rivelate errate (ad esempio quella secondo cui nel 2000 la settimana lavorativa media sarebbe stata di sole 20 ore e si sarebbe andati in pensione al massimo a 50 anni), Evans ha correttamente inquadrato la portata e la natura dei cambiamenti introdotti dalla penetrazione dei microprocessori in tutti i campi della vita quotidiana. Sulla destra, il commento del proprietario originale del libro: "mi domando quale sarà l'effettiva realtà [verità] nell'anno 2000 (Luglio 1983)". Noi che l'abbiamo vissuta possiamo dire che è andata addirittura oltre le previsioni dell'autore.

Come i chip hanno cambiato il mondo: la copertina del numero di Dicembre 1996 della famosa rivista Byte, dedicato ai primi 25 anni di vita dei microprocessori, ricorda che la rapidissima evoluzione delle tecnologie microelettroniche ha rappresentato una vera e propria rivoluzione non soltanto per l'informatica ma più in generale per il nostro stesso modo di vivere.

Copertina del numero di National Geographic dell'Ottobre 1982 dedicato alla "rivoluzione microelettronica".

 Il sito

Questo sito web ha innanzitutto lo scopo di far conoscere i pezzi più interessanti della mia collezione, poiché a causa della mancanza di spazio il 90% di essi se ne sta chiuso in scatola in cantina o soffitta e nessuno può vederli. Non rappresenta perciò un catalogo né un'esposizione di tutti i materiali in mio possesso ma soltanto una vetrina per un certo numero di essi, quelli che credo siano più interessanti o più insoliti o più rappresentativi di un'epoca o una particolare tecnologia. Attualmente, ad esempio, mancano del tutto i numerosi dischi ed altri tipi di memoria di massa che ho recuperato nel corso degli anni così come non compare buona parte dei computer che ho restaurato e sto restaurando. In alcuni casi alle immagini si accompagnano notizie storiche e/o tecniche riguardanti gli oggetti raffigurati. Se nelle pagine di questo sito trovate notizie che vi possono essere utili, ricordate che i testi (come ricordato in basso) sono liberamente utilizzabili e riproducibili purché non a scopo di lucro. Questo è un sito no-profit ed è richiesto che i materiali in esso contenuti siano utilizzati con la stessa modalità, citandone la provenienza. Gli articoli storici sono stati redatti con cura, citando le fonti (solitamente in forma di collegamenti a siti web, più facilmente consultabili) impiegate. Se però state pensando di utilizzare in qualche vostro progetto o ricerca informazioni e dati trovati in queste pagine, tenete presente che 1) non sostituiscono in alcun modo la documentazione ufficiale dei fabbricanti e 2) l'errore è sempre in agguato... attenti... Quanto alle immagini, si riferiscono quasi tutte ad oggetti facenti parte delle collezioni del museo, e sono state realizzate in proprio. Ciò significa che siete liberi di utilizzarle come volete purché come sopra ricordato rimaniate in un ambito no-profit (cioè non commerciale). La dimensione delle immagini di questo sito è medio/piccola; versioni più grandi possono essere richieste via mail (vedi sotto). I link a questo sito sono liberi. Infine ricordiamo che i materiali raffigurati non sono in vendita. Se vi interessano scambi di materiale, contattateci nel forum di cpu-world.com (vedi sezione Collegamenti).

Wafer da 8 pollici contenente chip di memoria DRAM da 256 kbit ancora da suddividere. L'area scura in primo piano è una zona di prova per la verifica della correttezza del processo di fabbricazione.

Attenzione: questo non è un sito di autentico retrocomputing, perchè per quanto mi piacciano i vecchi computer e mi piaccia ancora di più recuperarli, restaurarli e magari utilizzarli, mi interesso innanzitutto della loro storia ed evoluzione tecnologica. Il mio museo è dunque una raccolta di materiali (componenti, macchine, libri, software ecc.) che vuole mostrare in che modo si sono evoluti gli elaboratori elettronici nel corso degli anni. Se state cercando informazioni utili per il restauro di vecchi computer questo potrebbe quindi non essere il posto più adatto a voi, anche se una rapida visita potete farla ugualmente!

Schemi, manuali ed informazioni tecniche riguardanti i calcolatori IBM System/370 (primi anni Settanta) contenuti in microfiche.

Per finire, una raccomandazione: se state leggendo questa pagina e non ci siete capitati per caso, probabilmente anche a voi piacciono i vecchi computer e non ne buttereste uno in discarica a cuor leggero; se invece siete interessati solo all’ultimo grido della tecnica informatica, cercate di non distruggere le vostre vecchie macchine, che meritano una sorte migliore del cassonetto! Anche se forse non ve ne rendete conto, esse sono già ora delle preziose testimonianze storiche. Il numero degli appassionati di retrocomputing è (fortunatamente) in aumento anche in Italia e non è impossibile trovare qualcuno al quale potrebbe interessare un "antico" computer. E comunque ricordate: mai gettare in una comune discarica apparecchiature in disuso: oltre ad essere giustamente proibito per legge è un gesto di grande disprezzo per l’ambiente perché la "spazzatura elettronica" è molto inquinante (vedi) e va smaltita in siti appositi oppure presso ditte specializzate. Tenete infine presente che oggi c'è anche la possibilità di donare i PC in disuso ad associazioni non profit che li riutilizzano nei Paesi in via di sviluppo.

Wafer Western Electric con circuiti integrati ancora da suddividere scartato per l’alto numero di componenti difettosi (identificati durante il test con un puntino di inchiostro rosso)

Scatola contenente engineering sample IDT della CPU R3000 e di alcuni suoi chip di supporto.

Scheda grafica HP Visualize FX4+ (1998/9). Era un prodotto di fascia molto alta dedicato ad un’utenza professionale, progettato in modo specifico per essere impiegato con software di progettazione tridimensionale basati su OpenGL. Il "cuore" di questa scheda sono due CPU di tipo RISC derivate dall’HP PA-RISC 7300 che effettuano i calcoli di geometria. Per quanto grande (e lenta) rispetto alle attuali schede grafiche, è un buon esempio di come l’evoluzione dei microprocessori abbia reso possibile la realizzazione di workstation personali dalle prestazioni un tempo riservate a sistemi enormemente più grandi.

Per contrasto con la scheda HP Visualize, osservate questa memoria a nuclei magnetici da 8+8 KB fabbricata da Ampex (dettaglio in basso a sinistra) ed impiegata, nel 1973, in un terminale grafico ad alta risoluzione (per l'epoca) Data General DDG-9, commercializzato da Hazeltine Ltd. ed utilizzato per applicazioni di CAD e progettazione assistita da computer, come front-end di calcolatori quali l'IBM System/360 e 370. Si noti che il DDG-9 impiegava 5 di questi moduli, e precisamente 2 per i font e 3 per la grafica bitmap: la quantità totale di RAM era superiore a quella di molti minicomputer di quegli anni, ma comunque circa di due ordini di grandezza inferiore a quella della scheda HP.

Poco meno di vent'anni separano queste due memorie: l'IBM a sinistra è del 1983 ed ha una capacità di 64 KB; la DIMM a destra è stata fabbricata da Micron Technologies Inc., per la stessa IBM, nel 2002. La sua capacità è di 1 GB. Considerando 1 GB = 1.024 MB ed 1 MB = 1.024 KB, la DIMM ha una capacità 16.384 volte superiore all'altra scheda... Questa immagine dà un’idea di quale sia stata l’evoluzione della microelettronica negli anni Ottanta e Novanta.

This museum will be forever dedicated to beloved memory of my grandma

ANNA DE LORENZO ved. FURLAN

31.X.1915 - 2.VI.2012

who greatly helped the birth and the expansion of all these collections in the past 20 years.

We miss You so much, Anna, but we know You are now alive and well in Heaven.

We will never forget your way of life: "tomorrow can be better than today".

Your legacy of love, hope and faith will remain in our hearts forever.

Someday we will all be together for Eternity.

"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo" (Mt 25, 34)

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